300
REGIA: Zack Snyder
SCENEGGIATURA: Zack Snyder,
Kurt Johnstad, Michael B. Gordon
CAST: Gerald Butler, Vincent Regan, David Wenham
ANNO: 2007
A cura di Luca Lombardini
CON IL FERRO E CON IL SANGUE
Quando Will Eisner, padre
del fumetto moderno, coniò il termine “graphic novel”, non avrebbe potuto immaginare un
concretizzarsi migliore di 300 per il
suo neologismo. Per analizzare il film infatti, non si
può non partire dalla meravigliosa opera originale firmata Frank Miller, un capolavoro di elaborazione
cromatica e di ricerca grafica che definire fumetto suonerebbe, mai come in
questo caso, fuori luogo. E pensare che l’autore di Ronin, Sin City, Batman: il ritorno del cavaliere oscuro, aveva
sbattuto la porta in faccia ad Hollywood dopo i flop di critica e pubblico relativi al secondo e terzo Robocop,
pellicole fallimentari delle quali aveva curato la sceneggiatura. Un rifiuto a
concedere il lascia passare per la trasposizione
cinematografica delle sue creazioni terminato grazie al paziente lavoro ai
fianchi di Robert Rodriguez
che, pur di realizzare un film ispirato ad una delle sue fatiche più
rappresentative, gli ha permesso di presenziare come regista nel riadattamento per
il grande schermo di Sin City. Forte
di una maggior considerazione nei suoi riguardi, Miller decide non solo di
prestare le sue tavole al cinema, ma di concedere a quest’ultimo
il suo lavoro maggiormente sentito: 300.
Per assurdo però, fare della critica verso l’ultimo
lavoro di Snyder
equivale a perdere del tempo, per il semplice motivo che già si conoscono gli
schieramenti cinefili che andranno ad analizzarlo:
chi non conosce il romanzo grafico taccerà la pellicola di freddezza digitale,
pur elogiandone l’apparato fotografico. Chi vede il cinema solo e
sempre come protesi virtuale della realtà contemporanea mondiale invece, si
appellerà alla rappresentazione della violenza e all’elogio della forza
bruta come unico perno della storia. Il fatto è che per carpire la vera magia di 300, come quella
di Sin City del resto, bisogna
conoscere a fondo Miller
e la sua carriera, aver amato le sue creazioni e riuscire a passare sopra alla
sua latente ideologia destrorsa. Parlare di abuso
della computer grafica non ha senso, perché, se si sfoglia anche solo per pochi
secondi il meraviglioso 34x60 edito
in Italia da Magic Press (chi non lo possiede corra a comprarlo, saranno i 25
euro spesi meglio della vostra intera esistenza), ci si accorgerà che il
famigerato blue screen è l’unica strada
percorribile per trasmettere sullo schermo le stesse emozioni che arrivano
dalla carta. Così come non ha senso parlare di ambiguità
del messaggio all’interno della rappresentazione insistita e non
catartica dell’aggressività spartana, magari tirando in ballo
l’antidemocrazia presente nella cultura del dolore di Leonida e del suo
popolo. Una scappatoia troppo rapida e troppo scontata, la stessa percorsa a
gambe levate da chi bollò come
“reazionarie” alcune delle performance dietro e davanti la macchina
da presa di Clint Eastwood. 300 di Zack Snyder è
un’accurata ricostruzione storica dell’essere spartano, una cultura
totalmente militarizzata dove competizione violenta, codice d’onore,
lealtà e senso del dovere erano naturali come il respiro. Una società
dura e spigolosa che per prima però (ma questo nessuno sembra notarlo), ha dato
libertà e visibilità al ruolo della donna, un’indipendenza che il regista
sottolinea marcando a fondo la sagoma di Gorgo, regina
di Sparta e moglie di Leonida, qui alle prese con un livello di
caratterizzazione enormemente superiore alla quasi invisibilità
dell’opera milleriana. Detto ciò, ecco che
anche le accuse provenienti in questi giorni dagli eredi genealogici dei
persiani, di cui si è fatto portavoce il premier iraniano Ahmadinejad (quello della conferenza sull’invenzione
dell’Olocausto per intenderci), risultano prive
di fondamento. In 300 i seguaci di Serse, più che come sanguinari, sono
rappresentati come un groviglio di popolazioni orientali oppresse con la
forza da un tiranno egocentrico che si crede divinità ultra terrena. Un uomo
dall’agghindarsi effeminato (simbolo questo di decadenza di un impero
giunto al culmine del suo apogeo) che cerca di conquistare ancora una volta ciò
che non è suo, finendo per venir schiacciato dalla
grandezza stessa dei suoi mezzi e dalle spropositate dimensione della sua
arroganza. Non c’è da stupirsi però, che un personaggio che chiude le
università e fa sparire studenti e professori non allineati non conosca Erodoto. Visivamente
parlando poi, il film non si discute: Snyder utilizza la
tecnica del “crush”, intensifica il nero
in modo da modificare il contrasto con le tonalità calde e trova un
meraviglioso livello di saturazione del colore, una vera e propria gioia per
gli occhi, che ben si amalgama con l’abilità fotografica di Larry Fong,
direttore della fotografia conosciuto ai più per il suo splendido lavoro nella
serie Lost.
Da
qualsiasi angolatura lo si guardi quindi, un film
sopra la media, sia che si scelga il lato storico che la confezione tecnica, un
prodotto che in un solo weekend ha incassato negli USA 72 milioni di $, un
cifra che permetterà a Snyder
di mettere in lavorazione un altro capolavoro della graphic
novel: Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons. Visto il risultato finale di 300, c’è da mettersi seduti e
aspettare con una certa impazienza.
(24/03/07)