LA GUERRA È DICHIARATA di Valérie Donzelli
REGIA: Valérie Donzelli
SCENEGGIATURA: Jérémie Elkaïm, Valérie Donzelli
CAST: Jérémie Elkaïm, Valérie Donzelli, César Desseix, Gabriel Elkaïm, Brigitte Sy
NAZIONALITÀ: Francia
ANNO: 2011
USCITA: 1° giugno 2012
TITOLO ORIGINALE: La guerre est déclarée
EREDI DEL CINÉMA DU LOOK…
Siccome siamo diventate persone sintetiche, diciamo subito che La guerra è dichiarata è tra i migliori film della stagione, un’opera che una cinematografia come quella italiana può tranquillamente sognarsi in attesa di un giorno utopico qualsiasi. Un film come questa di Valérie Donzelli non poteva essere concepito in Italia per il semplice motivo che qui l’andazzo è ancora quello di conciliare il neorealismo con la soap opera, mentre in Francia sempre più registi intraprendono un cammino parallelo al Cinéma du look dei Leos Carax e Jean Jacques Beineix. Come a dire che in Italia si è ancora affossati nel sociale, dimenticandosi troppo spesso che il cinema dev’essere necessariamente estetica e dunque stile. Eppure, la trama è di quelle che piacerebbe moltissimo alle casalinghe (disperate frustrate eccetera eccetera) nostrane: uomo incontra donna, fanno un bambino, e il bambino si scopre con una gravissima malattia. Un progetto che da noi sarebbe stato facilmente affidato a Soldini piuttosto che alla Comencini (una qualsiasi delle due va bene), e i protagonisti sarebbero stati Accorsi o Favino con la Buy o la Morante, pronti a dimenarsi in urla isteriche ed enfatismi che farebbero invidia a Beautiful, concentrandosi sull’empatia tragica suscitata dalla malattia di un bambino innocente. E invece, il genio della Donzelli sta proprio nell’aver evitato di concentrarsi sul facile drammatismo dello script focalizzandosi invece sulla forma, sulle possibilità stilistiche tecniche evocative offerte dalla macchina da presa e dal programma di montaggio. Ecco perchè La guerra è dichiarata richiama la libertà esplorativa del miglior cinema europeo che amiamo, dalla disperazione estetizzata di Lukas Moodysson alla tenerezza estraniante di Carax. Le sequenze che meriterebbero di essere archiviate nella propria memoria cinefilica non si contano, ma ci basti ricordare quel meraviglioso quanto inaspettato momento musicale che farebbe invidia a tutto Les chansons d’amour di Christophe Honorè, guardacaso un regista che dirige più come un italiano piuttosto che un francese. E proprio come il Cinéma du look, ogni scena de La guerra è dichiarata sembra girata come se fosse il momento topico, la più importante e memorabile. Questo è esattamente lo stesso motivo del perchè il nostro Alessandro Tavola non sia ancora riuscito a finire Mauvais Sang: il continuo riempiersi di sensi in ogni singolo quadro, il continuo sparare e spararsi di evocazioni, di bellezza, di proiettili che diventano luce su schermo, traducendosi in perforazioni audiovisive. Tenetela d’occhio, perchè questa regista la prossima volta potrebbe concepire una pietra miliare.