TOTAL RECALL – ATTO DI FORZA di Len Wiseman
REGIA: Len Wiseman
SCENEGGIATURA: Kurt Wimmer, Mark Bomback, James Vanderbilt
CAST: Colin Farrell, Jessica Biel, Kate Beckinsale, Bryan Cranston
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2012
USCITA: 11 ottobre 2012
RICORDO QUINDI SONO
- La soggettività è oggettiva.
- Non negli schemi percettivi razionali.
- La percezione è irrazionale, implica imminenza!
- Ma il giudizio di ogni sistema o relazione prioritaria dei fenomeni esiste in ogni contraddizione razionale o metafisica, o almeno epistemologica, per concetti astratti o empirici come “esistere”, o “essere” o “accadere” della cosa stessa o nella cosa stessa!
- Sì, questo è vero, anch’io lo dico sempre…
(Amore e guerra, Woody Allen)
In uno scenario post-apocalittico, con un mondo diviso tra la dominante Unione Federale Britannica e la sua subordinata Colonia, Douglas Quail è un operaio che fa sogni avventurosi. Decide di rivolgersi alla Rekall, società che garantisce di far vivere ai suoi clienti imprese mirabolanti impiantando nella loro mente ricordi fittizi. «La vita è solo quello che il cervello percepisce», gli dice McLane, il titolare della ditta. Lui ribatte che un’illusione, per quanto convincente, rimane sempre un’illusione ma, da buon piazzista, McLane conclude così la discussione: «Hai ragione, oggettivamente. Ma dall’interno… è soggettivo! Sono sicuro che sei esattamente l’opposto interiormente».
Illusione o realtà, vita o/è sogno. Sono le antinomie su cui si gioca la letteratura di Philip K. Dick, autore della novella We Can Remember It for You Wholesale, su cui si è ispirato Paul Verhoeven per Total Recall del 1990, con Arnold Schwarzenegger e Sharon Stone, di cui questo film è un remake. E come il testo di base i due film si giocano sul sottile filo dell’ambiguità costruita tra due realtà alternative:
1) Douglas Quail è stato un agente segreto ma tutti i suoi ricordi in merito sono stati cancellati, la sua mente è stata riprogrammata, gli è stata ricreata una nuova vita e viene fatto vivere in un ambiente fittizio, con uno status civile e sociale costruiti ad hoc. Si tratta peraltro della stessa concezione del romanzo di Dick Tempo fuor di sesto, che ha avuto epigoni anche al cinema con The Truman Show. La cancellazione del passato non è stata tuttavia perfetta e nei sogni Quail rivive le peripezie della vita precedente, il cui ricordo riaffiora una volta sottoposto ai macchinari della Rekall.
2) Il protagonista è effettivamente una persona qualunque che, spinto dalla monotonia della sua vita, insegue una fuga dalla realtà. Tutto quello che gli succede dopo il trattamento della Rekall è proprio l’avventura onirica che aveva commissionato loro, che in effetti rispecchia le sue direttive.
Se la narrazione, di tutti e tre i testi, propende per la prima alternativa, il dubbio viene mantenuto fino in fondo. E per rinforzarlo sia Verhoeven che il regista di questo nuovo Total Recall, Len Wiseman, inseriscono un episodio, più sviluppato nel sequel, in cui compare un sedicente personaggio mandato nella testa di Quail che gli rivela essere ancora in un’illusione. In questo caso è proprio lo stesso protagonista a scegliere la realtà, sparando a questa manifestazione, piuttosto che alla ragazza.
La novella, molto cerebrale, di Dick serve a entrambi i registi come un canovaccio, una macrostruttura in cui inserire scene di action e fantascienza. Verhoeven e Wiseman assumono lo stesso ruolo della Rekall, regalando allo spettatore quelle emozioni forti che cercano i suoi clienti.
Wiseman, in questo senso, adatta allo stesso modo il testo iniziale, limitandosi a riempirlo in modo diverso dal regista olandese. Crea uno spettacolare inseguimento, alla Friedkin, con veicoli che galleggiano nell’aria. E un altro, hitchcockiano, tra personaggi che si rincorrono sui tetti, in realtà degli edifici sospesi a creare un secondo strato, aereo, della città. E comunque gioca sulle continue, ammiccanti, citazioni di battute dal primo Total Recall. Il riferimento a Marte – nonostante il pianeta rosso non compaia in questo sequel ambientato tutto sulla Terra – rimane solo in una di queste, un dialogo tra Quail e un suo collega, ripreso paro paro. Così anche il quartiere a luci rosse di Venusville diventa terrestre, ma ciò non impedisce che torni la donna con tre tette, figura cult del primo film, anche se stavolta è castigata, e a seni coperti. O tempora o mores! Manca comunque l’ironia del regista olandese. Wiseman poi evita anche la dicotomia, da Madeleine hitchcockiana, tra donna bionda e donna bruna, utilizzando due protagoniste, ognuna rappresentativa di una delle due realtà, entrambe more.
Lo scenario distopico vede ancora il dickiano stato di polizia, autoritario, ma vengono apportate alcune varianti: lo scacchiere geopolitico rimane tutto intra-terrestre, niente più Marte. I terroristi indipendentisti provengono da una realtà che richiama quella del colonialismo inglese, con riferimenti anche alla nascita degli Stati Uniti. E nella parte finale la catastrofe dei grande palazzi, tra l’isteria della folla , non può che richiamare le scene dell’11 settembre. E che dire dell’effige di Obama nelle banconote del futuro? Wiseman imposta così un discorso sui confini tra resistenza e terrorismo, ipotizzando anche una sorta di strategia della tensione, ma naturalmente la cosa rimane abbozzata, non potendo prendere più di tanto spazio nell’economia narrativa del film. Rimane una straordinaria ricostruzione visionaria incentrata sul contrasto tra un’ordinata Unione Federale Britannica e uno spazio urbano caotico, quello della Colonia, multietnico, con la presenza materica dell’acqua, dei canali e della pioggia battente, un esplicito omaggio a Blade Runner.
Il film resta probabilmente un’operazione inutile ma va dato atto che Wiseman ha saputo svolgere il compitino con diligenza.