X-MEN & X-MEN 2 di Bryan Singer

X-MEN

REGIA: Bryan Singer
SCENEGGIATURA: David Hayter
CAST: Patrick Stewart, Hugh Jackman, Ian McKellen, James Marsden
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2000

X-MEN 2

REGIA: Bryan Singer
SCENEGGIATURA: Michael Dougherty, Dan Harris, David Hayter
CAST: Hugh Jackman, Patrick Stewart, Ian McKellen, Halle Berry
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2003

Don’t you try to pretend
It’s my feeling, we’ll win in the end
I won’t harm you or touch your defenses
Vanity and security 

                                                                                                                          Don’t you (forget about me), Simple Minds

WONDER BOYS

«Tu sei un dio tra tutti gli insetti. Tienilo sempre a mente» – questa battuta nella pellicola XMen2 segna l’incontro fra due personaggi del fumetto americano: Eric Lansherr e John Allerdyce, identità comuni dietro le quali si celano i costumi di Magneto (Ian McKellen) e Pyro (Aaron Stanford). Essi appartengono alla temutissima razza di mutanti: il primo, ormai esperto, guida la Confraternita di ribelli in guerra con gli esseri umani, l’altro è ancora incapace di rendersi conto di possedere facoltà fuori dal comune (plasma il fuoco senza poterlo creare). Magneto scorge una luce nel volto dell’impulsivo e disilluso talento e, di contro, il ragazzo vede in questo saggio sconosciuto, con un curioso e ridicolo elmetto, l’unica via di scampo dall’anonimato “speciale” in cui si trova. Da troppo tempo relegato ai margini di una società dove i diversi risiedono in ghetti dorati e pieni di comfort (la Scuola per  Giovani Dotati del Prof Charles Xavier) John si rende conto di aver trovato finalmente qualcuno in grado di guardare oltre ciò che vede con i propri occhi, intuendo le sue straordinarie potenzialità.

Nel cinema di Bryan Singer il Male spesso si nasconde sotto un  ingannevole travestimento, nella maschera delle convenzioni sociali e del perbenismo borghese, tra profondità di un fascino insidioso o di un germe atto a contaminare il mondo. Pyro non è la prima vittima sedotta dalla malvagità esercitata attraverso l’uso della parola: si pensi allo speaker Whiley Pritcher di Pubblic Access intento a sconvolgere la placida provincia, o al garbo severo e aristocratico delle realistiche lezioni di storia del Dussander di Apt Pupil o ancora al solito sospetto il cui nome corrisponde a Kaiser Sauze. Nelle mani del quasi cinquantenne di New York il ciclo degli X-Men diventa un manifesto politico (per non dire ideologico) contro tutte le forme di intolleranza. Singer è perfettamente conscio delle trappole e i tranelli disseminati lungo il sentiero di un così celebre adattamento e con gli sceneggiatori evita qualsiasi implicazione di carattere filologico. Il suo comic movie assume un pallore malinconico popolato da outsider: se nel primo capitolo la dicotomia fra bene e male appare netta, nel secondo episodio le linee d’ombra si moltiplicano e la materia diviene più complessa.

La fotografia di Newton Thomas Siegel, dai toni ancor più vividi avvolge esseri dannati in cerca di salvezza e lascia emergere i fantasmi dei protagonisti. I “buoni” celano lati oscuri, mostrano ferite, continuano a combattere i demoni e i “cattivi” sono capaci di redimersi. Storm (Halle Berry) ad esempio crede nella pace fra i popoli e nel dialogo ma, al contempo, afferma di non avere più pietà nei confronti dell’uomo carico di odio e di terrore verso l’Altro. Kurt Wagner/Nightcrawler (Alan Cumming), freak circense di origini teutoniche invece è votato all’esilio volontario con incise sulla pelle tutte le colpe da espiare (quasi in fuga dalla sua personalissima e kafkiana colonia penale). Sono gli adolescenti, figli della disfunzionale famiglia dei wonder boys di Stan Lee però, a sentirsi ancora più perduti, irrimediabilmente presi da un senso di angoscia verso il presente e da un avvenire ricco di interrogativi. La mutazione diviene allora una metafora per raccontare attraverso le avventure di un gruppo di “supereroi con super problemi” il passaggio dall’infanzia alla maturazione. Lo spirito ribelle, la ricerca di un’identità e la disperata caccia per non sentirsi sempre e comunque fuori luogo assumono un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’opera.

A tratti i lungometraggi si addentrano nei territori del teen movie, ma le problematiche attinenti l’argomento vengono trattate con piglio sicuro e intelligenza Marie/Rogue (Anna Paquin) divorata dal dolore e da un’inesplicabile paura scopre di non poter toccare gli altri senza condurli lentamente alla morte alle soglie della sua prima esperienza sessuale . Bobby Iceman (Shawn Ashmore) capisce di essere davvero solo quando in visita alla propria famiglia verrà da questa scacciato subendo la denuncia dallo stesso fratello. Pyro, Rogue, Iceman tuttavia non potrebbero esistere senza il cosiddetto “peccato originale” di Eric. Le origini ebraiche del regista e l’avversione contro un potere tanto oscuro e minaccioso quanto invisibile sono elementi fondanti della poetica singeriana come se il Male, insito nell’animo umano prevaricasse sulla parte più debole fino ad annientarla. Eric scopre di essere un telecineta quando, strappato ai propri cari dai soldati nazisti, pronti a scortare i deportati nei campi di sterminio sotto una pioggia torrenziale, un cielo grigio e una terra fangosa e logora, sfoga tutta la sua rabbia contro un’umanità balorda.

Sono i ritratti adolescenziali con tutte le problematiche dell’età, a danno di una squadra di eroi involontariamente super, a fornire gli spunti più interessanti per la riuscita dei film, nonostante le due pellicole affrontino con efficacia anche i percorsi paralleli delle altre figure mitiche della serie (le radici di Logan/Wolverine, i tormenti di Jean Grey, la partita a scacchi fra Xavier e Magneto, amici duellanti, e naturalmente i presupposti per una guerra scatenante nel Conflitto Finale di Brett Ratner) In attesa di ammirare l’annunciato prossimo capitolo della storia previsto per il 2014, con lo stesso regista al timone, cresce la curiosità per il nuovo The Giant Slayer  Beninteso: il genere fantasy non è proprio nelle corde dell’autore ma dalle prime indiscrezioni e immagini traspaiono le solite tematiche (l’eroe/antieroe, la lotta per l’affermazione di un diritto,la volontà di non soccombere dinanzi ad un Male gigante) a servizio di un plot non originale (il racconto popolare inglese Jack and the Beanstalk) rivisitato in tutte le salse tra grande e piccolo schermo. La sceneggiatura porta anche la firma del fido Cristopher McQuarrie, il cast è di grande impatto, come pure gli effetti speciali sempre minuziosi; piccoli e utili indizi per guardare con fiducia all’ennesima opera di un cineasta sempre troppo sottovalutato: l’Allievo del Male, Bryan Singer.

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