CONTEST ANDREJ TARKOVSKIJ: STALKER

REGIA: Andrej Tarkovskij
SCENEGGIATURA: Arkadij Strugackij, Boris Strugackij, Andrej Tarkovskij
CAST: Aleksandr Kajdanovskij, Anatolij Solonicyn, Nikolaj Grin’ko, Alisa Frejndlikh
NAZIONALITÀ: Russia, Germania
ANNO: 1979

Anche scrivere (..Anche leggere..) sarà un Viaggio.
Attraversare il film, sovrapponendo ogni passo a quello dei personaggi, traducendo, nella dimensione linguistica, gli eventi in Evento.
Perché volti, gesti, voci (nonché l’assenza contestuale di voci, gesti e volti), all’interno di quest’opera, sanno delineare, prima e al di là della scrittura stessa, un percorso grammaticale, con un suo lessico percettivo, una sua precisa sintassi esperienziale.

Il lessico?
Uno scrittore, un professore, una guida, uno spazio rurale, una stanza.
Meglio: Lo Scrittore, Il Professore, Lo Stalker, La Zona, LA Stanza
(perché si tratta di Simboli, Allegorie, Strumenti concettuali, prima che di individui).
Diventa chiaro, nel corso dell’opera, quanto sia irrilevante l’aspetto fisico specifico di questi personaggi, la loro particolare storia, le loro scelte contingenti..neppure la narrazione, quale sviluppo di un Accadimento.
Accadimento (fra l’altro) del tutto “de-complessificabile” nella vicenda irrilevante di due uomini che chiedono a un terzo uomo di fargli da guida per attraversare una campagna deserta, verso una stanza nella quale è possibile veder realizzati i propri desideri più intimi.
Apparentemente.
L’atmosfera della Zona e l’atteggiamento dei personaggi si sviluppa in un crescendo spiazzante. Il disagio dei tre uomini si acutizza.
Giunge incantevole, nella sua cristallina caoticità, il momento conclusivo di questo confronto fra i tre uomini.
Immobili. In silenzio.
Seduti in terra, proprio davanti il punto di accesso alla Stanza.
Implosioni parallele, INespresse.
Una pioggia temporanea, invade l’edificio.
Il Professore lascia scivolare la bomba, INesplosa.
Poi, tutto viene catapultato di nuovo nella quotidianeità dell’esistenza al di fuori della Zona.
Solo Qui, Solo Ora (..lontano dal Suo universo ritualistico..strappato al “grembo” della Zona..) nasce il dolore dello Stalker. A letto, sofferente, accudito dalla moglie, realizza la totale assenza di speranza che pervade l’uomo.
La Stanza non ha senso, la Stanza non serve, se nessuno ha più fede.

Ed è proprio la donna, personaggio marginale fino a quel momento, che, a questo punto, interrompe l’Evento filmico, guarda verso la telecamera, mentre si accende una sigaretta, e (con questo gesto diretto di introduzione ad un linguaggio meta-filmico) riabilita, oltre al marito, lo sviluppo intero dellevicende dell’opera, le potenzialità dell’umanità intera, e l’intero sistema valoriale, manifesto e latente, racchiuso nel vissuto umano.
Espressione linguistica di un’energia volitiva inquieta, che si oggettiva, senza ulteriori didascalie, nelle suggestioni visive degli ultimi (inattesi) fotogrammi.

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