SUMMERTIME SADNESS: DELITTO IN PIENO SOLE di René Clement
REGIA: René Clement
SCENEGGIATURA: Paul Gegauff, René Clement
CAST: Alain Delon, Maurice Ronet, Marie Laforet
NAZIONALITÀ: Francia
ANNO: 1960
TITOLO ORIGINIALE: Plein Soleil
MINGHELLA CHI?
Un manrovescio ad arrossare le guance sbarbate della nouvelle vague. All’inizio dei ’60 René Clement dimostra quanto il “cinema dei papà” ne avesse, eccome, da insegnare alla nuova gioventù francese. Delitto in pieno sole si (di)mostra talmente riuscito da indurre in tentazione ad eleggerlo, parimenti a Crisantemi per un delitto e La corsa della lepre attraverso i campi, a manifesto dell’opera di Clement.
Ben oltre i confini del semplice cinismo, questo Clement ostenta tutta la sua manifesta misantropia, facendosi giallo senza per questo rinunciare al desiderio spontaneo di rileggere e omaggiare a modo suo alcuni archetipi del noir statunitense. Delitto in pieno sole disprezza i suoi interpreti, tutti. Nessuno escluso. Dal diabolico arrampicatore sociale Alain Delon al viziato figlio di papà Maurice Ronet, per finire con l’ingenua e debole Marie Laforet: una condizione, quella della disistima palese, elevata a potenza dal clima vacanziero, dalle mete turistiche, dalla calura estiva, dalla facilità attraverso la quale ci si procura denaro al fine di sperperarlo nel superfluo.
Clement asciuga il romanzo della Highsmith sorvolando sulle origini affamate di Ripley poi Greenleaf, optando così per una scelta di sceneggiatura che finisce per accentuare, proprio perché ingiustificato, il lato oscuro e machiavellico della sua personalità, il quale ben si accompagna con il clima di latente omosessualità che sembra comunque attrarre vittima e carnefice. Delon, qui nel fiore degli anni, rappresenta la pietra angolare dell’intero discorso (a)morale: aspirante dandy che nulla concepisce oltre all’estetica del bello, della superficie e del superficiale; una carogna con la faccia d’angelo, un figlio di puttana fatto e finito ma dal fascino irresistibile, tale da fare scattare immediata l’empatia con lo spettatore, impossibilitato a non fare altro se non sperare che il suo perfido piano riesca senza intoppi.
A rendere il film (anche) un capolavoro visivo provvede la calda fotografia di Henri Decae: i cui colori torridi trovano naturale risoluzione nella pellicola Estmancolor alimentando la sensazione di straniamento, quasi ci si trovasse dinanzi ad una cartolina, ma pur sempre dell’orrore, spaventosa proprio perché all’apparenza confortevole, serena e pacifica. Se il bianco e nero di Crisantemi per un delitto suggerirà omaggi comunque personali a Viale del tramonto, Delitto in pieno sole sottrae a Wilder non solo il cinismo, del quale Clement abusa e abuserà, ma persino la morale, ora distorta, de La fiamma del peccato; con un’unica ma sostanziale differenza: Tom Ripley in arte Philippe Greenleat, agisce per soldi e per sé stesso. E un po’ per la donna. Uno come lui d’altronde, non saprebbe cosa farsene di una femme fatale.