VENEZIA 2010 – Giorno 5: morire la domenica
Di puttanoni al Lido quest’anno se ne vedono di meno del solito, probabilmente a causa del maltempo che altera l’equilibrio perfetto della natura e della chirurgia. E ci sono anche meno occhiaie (perchè si è un po’ meno gregge grazie ai biglietti – anche se un po’ più ottuagenari abbonati dei mezzi pubblici), meno critici dal cartellino rosso in putrefazione (o hanno imparato ad occultarsi meglio, magari tra i bidoni dell’immondizia o in qualche cassone nel seminterrato del Casinò). Non che le due (o tre) cose (che so di lei, loro) siano collegate. Magari c’è meno stress (perchè a nessuno frega niente dei film e tutti corrono a scrivere parate aggettivali su qualsiasi cosa – che tanto i loro lettori quei film non li vedranno mai e mai hanno voluto vederli) o forse è il cielo color topo ad appiattire le tonalità, ringiovanendo Buttoniane brizzolature.
Il cielo, il mare e il ground zero del nuovo Palazzo del Cinema (anche se probabilmente sarà più facile vedere prima una nuova gravidanza della Nannini, visto che ancora si vedono le strisce dei vecchi parcheggi e l’asfalto è scavato ad una profondità canina, meno che una buca mafiosa nel deserto di Las Vegas) seguono le diverse gradazioni argentee che segue un water man mano che l’umidità domina. Tutti i gatti sono grigi. Niente surrond da rumore del traffico.
E, come si diceva, anche qui la domenica si fa mortale/provinciale/dal sapor di droga pesante e deriva Caligariana, ed è più forte l’ebbrezza di fare la spesa all’unico grande supermercato dell’isolotto che quella di tre o quattro film (dalla diversa gradazione cinemalcolemica) tutti troppo legati alla mappa genetica (affatto problematica) dei loro gen(er)i.
Come diceva qualcono (forse tutti): grazie a dio arriva il lunedì.
(A.T)
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CONTRO LA DISUMANITA’ – Con la buona pace del droide Davide Ticchi, che ormai sappiamo essere diventato cantore di racconti fanciulleschi in definitivamente altri lidi (mai più Veneziani) / e con amore incontemplato verso il compagno di metrosessualità Alessandro Tavola, rendo fede al giuramento verso l’umanità. Io sono Umano. Sono umano, (ho il) cazzo!! E per questo, terrorista contro tutto il Cinema che vive (morto) disumano, corpo estraneo al nostro organismo, irreggibile. Massimo disprezzo e rifiuto perOvsyanki (Silent Souls) di Aleksei Fedorchenko (di cui abbiamo scritto fin troppo tra queste pagine), Meek’s cutoff di Kelly Reichardte Post Mortem di Pablo Larraìn. Più qualsiasi altro film con scene di silenzio e finta contemplazione per almeno 10(0) minuti consecutivi.
INATTESE ALLEANZE – Al sottoscritto sta sul cazzo Tsui Hark (lapidami, Luca Lombardini!), ma siccome in questo Festival (o Mostra, o Mostri) tutto va al contrario di come dovrebbe, Detective Dee è effettivamente uno dei miei film di punta. Sapore Disneyano di film per famiglie (Alla Pirati dei Caraibi), ovviamente affluenze di Sherlock Holmes, l’opera è funzionale pure entertainment che ci fa recuperare un po’ di anni allontanandoci (momentaneamente) dalla peste bubbonica (ri)detta anche disumanità.
SKOLIMOWSKI E’ IL PIU’ UMANO – E non solo: gira anche come un cazzo di giovine regista in piena fioritura. Essential killing (i cui primi minuti hanno una tensione che Ridley Scott potrebbe solamente sognare) è rigoroso in ogni singolo fotogramma, con unVincent Gallo silenziosa evocazione e un finale contemporaneamente distruzione e riconciliazione. Manoel De Oliveira avrebbe tantissimo da imparare. Come se The hurt locker abbia fatto l’amore con The road, però con la bellezza amplificata per 10. Allora anche Skolimowski è contro tutti i film russi che vedremo in futuro. Razzisticamente parlando.
(P.H)