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IL FUOCO DELLA VENDETTA – OUT OF THE FURNACE di Scott Cooper: tra l’urlo e il furore

out of the furnace (3)

Regia: Scott Cooper
Sceneggiatura: Scott Cooper, Brad Ingelsby
Cast: Christian Bale, Zoe Saldana, Woody Harrelson, Casey Affleck
Nazionalità: USA/UK 2013

Out of the Furnace (in Italia Il fuoco della vendetta) è una ballata nera e malinconica sulla provincia americana. Arida, depressa, travolta da una crisi economica spaventosa, divisa fra illegalità e l’oppressione di una vita in acciaieria. Fra una battuta di caccia e combattimenti clandestini a mani nude per sfogare rabbia e frustrazioni, qui la legge non esiste. E le regole vengono dettate da un pugno di balordi capaci di terrorizzare un’intera regione.

Scott Cooper, già autore dell’affascinante Crazy Heart (parabola sulla caduta e l’ascesa di un musicista country alcolizzato), proietta attraverso un’epopea famigliare le sorti di una nazione in ginocchio, accanto ai propri figli reduci di guerra. Valori e simboli quali la bandiera e la patria svaniscono a cospetto del silenzio di chi, tornato, è ancora al fronte. Il ricordo di quelle atrocità, di quell’orrore domina i sensi e la mente. Allora pur di evitare il fuoco delle fornaci ci si abbandona alla dannazione, battendosi duro anche quando la posta in gioco è la sconfitta. Chi ha preso invece l’altra strada cerca di sopravvivere in modo umile, nutrendo una profonda speranza nel domani. Rodney e Russell Baze incarnano la duplice anima di un Paese in cerca di riscatto all’alba dell’elezione di Barak Obama.  A prestare volti e i corpi a questi personaggi sono Christian Bale e Casey Affleck, tra i migliori interpreti in circolazione. L’attore inglese esplora tutta l’onestà e la comprensione di un uomo per bene, al capezzale del padre malato e con la voglia di veder crescere il bambino in grembo alla sua splendida donna (Zoe Saldana). Improvvisamente le porte dell’inferno gli si spalancano davanti e il prezzo da pagare per uscirne vivo sarà altissimo. Russel è una figura iconica, un martire capace di portare sulle spalle le sofferenze del pianeta, un cristo con inciso sulle carni i dolori dell’esistenza in cerca di redenzione.

Release me urla Eddie Vedder accompagnato da una struggente chitarra, innalzando a memorabile lamento funebre le gesta di un revenge movie dal profumo di western teso e crepuscolare. Il male assume le sembianze di un sempre perfettto Woody Harrelson, villain pronto ad avvelenare l’ambiente e l’umanità. Il suo ingresso in scena all’inizio del lungometraggio tratteggia subito gli aspetti fondamentali (certo abbozzati ma da caratterista consumato) di un bifolco in un drive in. Spetterà a Harlan DeGroat nutrire quella landa dimenticata da Dio attraverso il germe della violenza, come una bestia feroce. Tutto già visto, letto, sentito, eppure lo stile secco, la livida fotografia di Masanoubu Takayanagi e una curatissima colonna sonora intrigano quanto basta. Attorno al trio si avvicendano i ruoli e i costumi calcati da nobili veterani quali Sam Shepard, Willem Da Foe, nei panni di un piccolo boss con capelli impomatati, e un sempre taciturno ma altresì efficace Forest Whitaker.

Non è tutto oro quello che luccica: le buone intenzioni, infatti, non bastano a riscattare le sorti di una pellicola orientata sull’idea più classica del cinema ma con un plot prevedibile e forse troppo squilibrato tra la prima e la seconda parte, per una durata complessiva di quasi due ore. Francamente eccessive per esaurire un materiale così povero. Il talento del regista amante di William Faulkner, Townes Van Zandt, Terence Malick e John Huston tuttavia non si discute. Mancano estro e un pizzico di originalità.

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