SUPER 8 di J.J. Abrams

REGIA: J.J. Abrams
SCENEGGIATURA: J.J. Abrams
CAST: Joel Courtney, Riley Griffiths, Elle Fanning, Kyle Chandler, Ron Eldard, Noah Emmerich
ANNO: 2011
USCITA: 9 settembre 2011

E quasi per sbaglio Eddie scoprì una delle grandi verità della sua infanzia: i veri mostri sono gli adulti.
IT Stephen King

L’attesa è finita, Super 8 è arrivato. Super 8 come i filmini girati da ragazzi, tra trucchi da baraccone e set fuorilegge. Super 8 come The case, cortometraggio romeriano in cerca di successo. Super 8 come il mistero che avvolge certe ordinarie cittadine di provincia sconvolte da fenomeni straordinari di origine sconosciuta. Super 8 come gli acerbi lavori di fantasia realizzati da due tra i maggiori storyteller statunitensi (J.J. Abrams e Steven Spielberg) emozionati, oggi come allora, per questa nuova creatura. E in mezzo scorre il cinema. Super 8, opera luminosa come le notti stellate dell’Ohio a caccia di esperienze, malinconica come un’anima strappata quando un pezzo di famiglia non c’è più. Super 8 come un treno impazzito destinato a dirottare. Super 8 come i segreti militari impressi su pellicole, lontani da occhi indiscreti. Super 8 come una cinepresa finita al suolo incapace di arrestarsi, colma di dissolvenze incrociate, tra complotti, misteriosi carichi e una guerra dei mondi dal sapore antico. Super 8 come alcune intime immagini, memorie incancellabili di “dannate” esistenze alle prese con un’età in cui è ancora lecito sognare. Super 8 come il sensazionale incidente oggetto di un racconto, metafora di uno scontro ancor più simbolico: quel gigante di ferro e vapore, temuto dagli spettatori francesi agli albori di un’arte, fa ancora paura e stavolta a evitarlo sono una giovane troupe armata di cuore e coraggio. Super 8 come la creatività senza limiti e confini. La stessa creatività di un pugno di mezzi uomini, quasi sbucati dal passato (negli occhi degli adolescenti di allora viaggiano le scorribande dei Goonies, gli incontri ravvicinati del terzo tipo e la visione di un’amicizia quale patto di sangue) spinti a rischiare la pelle per portare a termine la loro avventura. Un’avventura ai confini dello spazio e del tempo, un percorso di crescita irto di gioie e dolori, di stupore e ferite ancora aperte. Super 8 non è solo un omaggio all’immaginario di un importante filmaker (menzionato finanche nella ricostruzione delle scene) ma è l’ennesima conferma del valore di un regista. Abrams cita le atmosfere di quel cinema, portando il direttore della fotografia (Larry Fong) a calcare gli stessi sentieri di luci e ombre di Vilmond Zsigmond e soci. In questo amarcord di suoni e colori però, questi non cade mai nella trappola della celebrazione fine a se stessa e anche l’effetto nostalgia finisce per perdersi tra le stelle. Super 8 è un film del creatore di Lost non perché il cineasta del Midwest non avrebbe mai previsto un “antagonista” violento (i vampiri dello spazio, con i quali faceva i conti Tom Cruise bruciavano le vesti, piombavano sul corpo umano con una inaudita ferocia) ma perché esso si nutre di umori, passioni e logiche di questo tempi, soprattutto cinematografici. Super 8 si rivolge al passato per guardare al presente. La cosa di un altro mondo pronta a mettere a ferro e fuoco la città, celata allo sguardo di chi da lontano la scorge, non può non ricordare Cloverfied dell’amico fraterno Matt Reeves e, come in quel caso, non si capisce da dove essa sia sbucata. Il quarantacinquenne di New York è un maestro nel mescolare i generi (come lo è sempre stato il collega Steven) e quel melodramma familiare tinto di blu e telefoni-casa si trasforma in una favola crudele con una principessa tra le grinfie del “mostro” (torna Cloverfied) e gli amici uniti per trarla in salvo nell’antro di un rifugio sotterraneo. Super 8 è un uragano di divertimento, una tempesta di energia prodotta da un cast eccellente, pressoché sconosciuto. Se il candore e la bellezza di Elle Fanning non ha bisogno di presentazioni, come il talento Joel Courtney nei panni dell’antieroe figlio dei tanti “orfani” spielbeghiani, la vera sorpresa arriva dall’esordiente Riley Griffiths. Il suo Charles, romantico nerd è ironico, spigliato, toccante, una vera forza della natura. L’affiatamento e l’intesa del gruppo (bravissimi anche Ryan Lee e Gabriel Basso, degni di alcune maschere da banda di perdenti per Derry e dintorni) si nota ancora di più sugli splendidi titoli di coda, ennesimo regalo allo spettatore. Non esente da difetti e con alcune mancanze sul piano delle caratterizzazioni psicologiche Super 8 è un lungometraggio imperdibile. Un classico film di fantascienza da zona del crepuscolo umano, in cui la fanciullezza, con le sue complesse dinamiche, costituisce la vera meraviglia della storia.

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