Venezia 2017: Ammore e Malavita/Hannah: estremismi italiani (in concorso)
REGIA:Manetti Bros.
SCENEGGIATURA: Manetti Bros.
CAST: Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso, Giampaolo Morelli
NAZIONALITÀ: Italia
ANNO: 2017
Operazione singolare e rinvigorente per il paludoso litorale italiano, che però non innesta elemento di novità nel progetto dei fratelli Manetti, ché col genere e col B sono da sempre imparentati: fotografia moderatamente allucinata, personaggi sopra le righe prelevati da un immaginario napoletano intenzionalmente caricaturale, regia scorretta che occhieggia a maestri pure internazionali (senza esagerare), evitando di scemare nel derivativo. Web series fumettosa e spartana che gioca con le forme del musical provandole tutte, che però sono troppe, e tendendo alla ripetizione, all’accumulo, per 133’ che arrivano a pesare, più che a stimolare l’esaltazione per un tour de force di gag spericolate e scenari di puro folklore (legittimato nonostante la non autenticità territoriale del duo). Per una Serena Rossi talentuosa e una Claudia Gerini fuori classe, c’è tutta una sbrodolante dilatazione nemmeno premiata dalle canzoni, che talvolta non fanno un buon servizio. Ancora tanta limetta per unghie.
REGIA: Andrea Pallaoro
SCENEGGIATURA: Andrea Pallaoro, Orlando Tiraldo
CAST: Charlotte Rampling, André Wilms
NAZIONALITÀ: Italia, Francia, Belgio
ANNO: 2017
Non nuovo alla Mostra ma debuttante in concorso, Pallaoro scomoda Antonioni sia nelle intenzioni che nelle evidenti (e fastidiose) scelte di montaggio – esangue –, nei campi contemplativi di una mente stanca che cova una turbolenza e un mistero chiave (scabroso) nella lettura dell’immagine “blowuppiana”. La densità fotogenica si vorrebbe nascondere dell’inquietudine sospesa, tutto com’è incentrato sul volto storto della sempre intensa Charlotte Rampling; la critica perde mediamente la testa, forse per la grana rumorosa e grigia degli interni, per la dilatazione refrattaria a compromessi, ma il film è ruffiano anche nel suo essere dignitosamente emulatore (di ben altre divinità). Cercasi originalità disperatamente.