Venezia 2017: The Shape of Water di Guillermo del Toro (in concorso)
Del Toro va preso, capito o compreso? In lui, ad ogni episodio cinematografico, ad ogni arrampicata narrativa, vediamo aggrovigliarsi, talvolta eleganti talvolta opache, sfumature contrastanti eppure unisone, sbracate per quanto lucide, indigenti (sentimentalmente, cioè d’un’anima vorace) sotto una patina di sazietà formale. Dove si ferma Del Toro? I suoi film sono pura estetica cinefila incidentalmente romantici (almeno in questo caso) o si tratta del contrario? O si tratta di un cinema dell’anima con qualche invadente velleità formale? Prendiamo Del Toro come oggetto sfuggente, multiforme, pop-sovraccarico ed insieme chiuso, meditato e meditativo. Ma non possiamo capire dove vada. C’è un segreto nei suoi film o è “già tutto lì”?
Perché Del Toro sembra sempre spingere più acceleratori contemporaneamente: il dramma, l’estetica, l’atmosfera, il racconto, l’adrenalina, la rottura del cuore, il romanticismo, il cinema. Tutte queste forze paiono però appianarsi, mandando ai pazzi quelli che cercano l’autore a tutti i costi (costretti ad accontentarsi) e gli avventori sporadici. Del Toro si colloca al centro di un crocevia, di una pi(a)zza variopinta e variegata, senza crisi d’età ma, ci vien da dire, privo di identità.
Cinema-balocco, melò, monster-movie: senza dubbio potrebbe (ed è) tutto insieme, ma al contempo non lascia margine di esagerazione. Con The shape of the water abbiamo un’Amelie crepuscolare, ed insieme una piccola storia perfetta, unite ad uno slancio visivo di cui pochi sono capaci. All’agrodolce s’accompagnano sprazzi horror (un gatto decapitato brutalmente) e sesso esplicito. Del Toro è uno che disegnerebbe una principessa Disney con le tette troppo grandi. Una sagra con le vettovaglie d’élite. O il contrario.
Accogliamo Del Toro per questa sua mancanza di identità, ma non lo capiamo, nella sua multi direzionalità onnivora, caotica, disordinata. Ci riempiamo la bocca (gli occhi), ci saziamo, ma i sapori si accumulano. La pancia non chiede altro, e ne è ben lieta, ma il palato quasi duole, si sente tradito.