Napszállta (Sunset) – László Nemes: Di spente riproduzioni
Regia: László Nemes
Sceneggiatura: László Nemes, Clara Royer, Matthieu Taponier
Cast: Susanne Wuest, Vlad Ivanov, Evelin Dobos
Anno: 2018
Produzione: Ungheria
Il senso di sorpresa e completezza che poteva dare Il figlio di Saul lascia in Sunset invece un retrogusto amarognolo e di superfluo: si tratta di racconto giocato con i medesimi, identici strumenti, questa volta amplificati e mixati attraverso un ordito caotico e visivamente opprimente.
A farne le spese sono anche le impressioni che erano di Saul, già a suo modo claudicante a causa dei suoi meccanicità e feticismo tecnico: se lì aderivano completamente alla vicenda, è nel voler spiccare il volo verso una pluralità di significati (principalmente storici e politici: siamo alla vigilia della Prima Guerra Mondiale) e di strati di realtà, surrealtà, sogno, fantasia che Sunset decide di zavorrarsi sia a livello intellettuale che di scrittura, a metà tra metafora e mistero, lasciandoci con la prima semplicemente abbozzata e poco definita sul piano narrativo quanto con il secondo monco delle sue compiutezze essenziali, con una protagonista nebulosa e un viaggio le cui tappe rimangono eccessivamente offuscate da certo aulicismo che, in fin dei conti, appare fuorviante e distraente.
Quel che in Saul appariva come una solida decisione di lavorare in modo incessante su piani sequenza claustrofobici ed innegabilmente video ludici, in Sunset è un’ingombrante impianto visivo che raggiunge sì vette pirotecniche, ma privo di un contraltare visivo che ce lo possa far considerare più di un esercizio di stile. Lì dove finisce il virtuosismo inizia al fissazione, dove finisce la fissazione inizia la mancanza di idee.
È questo il problema della regia di Sunset: il nascere fossilizzata, stantia, eccessivamente fiduciosa in sé stessa. E se ogni frammento è a suo modo portante e fantasmagorico, è il loro susseguirsi per accumulo monocorde a rendere il film privo di una vitalità essenziale per giustificare minuti di furibonda messa in scena infernale.
Perché è tutto un Aldilà, Sunset, le cui fondamenta carnali sono però in lezioni precedenti, ante-visione, senza le quali non ci resta che una nuvola, talvolta letteralmente, di fumo.