venezia 78

FREAKS OUT! di Gabriele Mainetti VS AMERICA LATINA dei Fratelli D’Innocenzo – Parte 2/2

america-latina

Regia: Fratelli D’Innocenzo
Nazionalità: Italia
Cast: Elio Germano

PARTE 1 <–

Vorrei, posso, ma non lo faccio. Il discorso su America Latina invece è parzialmente differente. Se Mainetti esagera, i D’Innocenzo continuano imperterriti con il loro cinema di furba sottrazione, di sguardo finto-interessato. Mainetti guarda agli USA e al presente, loro guardano all’Europa (Italia compresa, va specificato) e al passato. Anche il loro non è cinema dell’originalità (ammesso sia possibile oggi un cinema dell’originalità, ora che tutto viene posto in una multidimensionalità basata sull’incredulità e sull’autoammettersi posticci), ma un cinema sentito, affamato e capace (perlomeno di farsi amare o odiare, il ché è molto) che però rimane vittima, da un lato dell’ego degli autori, dall’altro di un pudore che obnubila risultati e, probabilmente, intenzioni.

Entrambi sono film attenti alle regole, che non calpestano l’aiuola per accorciare il percorso ma che, per sfizio, un piede ce lo mettono. Quello dei D’Innocenzo è di nuovo un cinema cerchiobottista: un colpo al conservatorismo, un colpo al blasfemo, risultando infine più conservatore dei conservatori straight. Perché se il cinema “della periferia romana” esiste, loro ne sanno usare bene tutte le convenzioni, e nel farlo sono riverentissimi. Ma nel farlo, camuffano richiami ben diversi quali quello al cinema di genere, popolare, schietto, onirico che in America Latina avrebbe potuto farla tranquillamente da padrone e che invece si ritrova come elemento di cosmesi in un film che mestamente sembra nascondere la propria natura. E ciò dispiace, perché i Fratelli sembrano avere le carte in regola per fare un cinema diverso ma che invece preferiscono fare un cinema uguale a sé stesso, per quanto, appunto, circondato di tratteggi di tutt’altro sapore. America Latina avrebbe potuto essere totalmente quel che invece bisbiglia appena e malamente: un film di fantasmi, onirismi e visioni.

Vorrei, posso, ma non lo faccio. Questo è il problema, di nuovo e blablabla. Quell’autocensura, quella mancata abitudine a rendere tutto possibile, anche quando sai che puoi farlo.

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