AMOUR di Michael Haneke – Palma d’oro Cannes 2012
REGIA: Michael Haneke
SCENEGGIATURA: Michael Haneke
CAST: Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva, William Shimell, Isabelle Huppert
NAZIONALITÀ: Francia, Austria, Germania
ANNO: 2012
USCITA: 25 ottobre 2012
SEMPLICEMENTE HANEKE
Al mondo non esiste nulla di più estremo dell’amore. Haneke, regista che da sempre si è mosso su terreni impervi al limite tra follia e realtà non poteva non cimentarsi con un film che avesse come elemento cardine e come titolo stesso questo sentimento. Amour, una semplice parola che dentro di sé racchiude diverse sfaccettature che in un modo e nell’altro il regista austriaco aveva già rappresentato più volte nel corso della sua carriera, in film come La pianista o Cache. Nella sua ultima fatica però l’amore travalica ogni confine e da passione, stravolgimento e follia diventa un legame vero ed universale. Per amore ci si può annullare o addirittura scambiare, donando la parte più intima e totale del proprio Io per dividere e condividere gioie e dolori. La storia che ci narra Amour è molto semplice: una coppia di ottantenni, ex insegnanti di musica, vive in un appartamento parigino, portando avanti un’esistenza felice. Quando lei si ammala, il marito comincia a dedicarsi completamente alla moglie, annullandosi, soffrendo con lei. La morte che si avvicina per la moglie mette alla prova l’amore del marito trasformando lui stesso nello specchio (rovesciato) della sua compagna e portandolo ad un lento ed inesorabile logorio mentale e fisico che lo ricongiunge ed unisce definitivamente alla donna. Nuovamente la musica come elemento che meglio di altri riesce a simboleggiare l’andamento sinusoidale di una storia d’amore (Isabelle Huppert ne La pianista era anche lei una insegnante di musica) e nuovamente una messa in scena minimalista. La lente della macchina da presa vicino al respiro dei due bravissimi attori (Trintignant da applausi), che arriva a scandire il tempo della storia che spesso e volentieri nel film di Haneke coincide con quella del racconto stesso. Attraverso gli occhi dei due innamorati arriviamo ad indagare sul significato stesso della parola amore e sull’importanza della memoria all’interno di una relazione. Un gioco a tratti tenero a tratti spietato che se da un lato fa entrare in simbiosi due individui un tempo sconosciuti, dall’altro sembra quasi annientare e svilire la singolarità di una persona che, una volta innescato il meccanismo del vero amore, non riesce più a concepire la propria vita se non in due. Nell’amore c’è tutto: c’è rabbia, c’è dolore, c’è disperazione, soprattutto quando esso dovrà continuare ad esistere dopo la morte di uno dei due amanti. Haneke nel suo film non fa altro che indugiare su ogni piccolo gesto, sguardo o dialogo accompagnando lo spettatore in maniera rigorosa e calorosamente algida verso un commovente finale. Questo autore austriaco per anni erroneamente etichettato come regista freddo e stravagante, in realtà ci conferma con il suo ennesimo capolavoro di essere un uomo di una intelligenza sopraffina, osservatore della vita e fine intenditore dei comportamenti umani. Un regista che scava sempre a fondo e squaderna ciò che vuole portare davanti alla sua macchina da presa da più punti di vista, toccando il metafisico ed il filosofico a tratti, ma concentrandosi principalmente sulla fisicità e la trivialità dell’essere umano. Amour è un capolavoro e tra qualche anno (neanche troppo lontano) si studierà nelle facoltà di cinema di tutto il mondo.