ASSAULT ON PRECINCT 13
REGIA: Jean Francois Richet
CAST : Ethan Hawke, Laurence Fishburne, Maria Bello
SCENEGGIATURA : James DeMonaco
ANNO: 2005
A cura di Luca Lombardini
TUTTO IN UNA NOTTE
Ora possiamo anche ammetterlo: un pizzico di
scetticismo intorno a questa ennesima operazione revivalistica
c’era eccome. Colpa della ormai cronica carenza
di idee, che sembra aver colpito da tempo gli sceneggiatori hollywoodiani, patologia
che ha convinto la stragrande maggioranza dei produttori americani a puntare
sul sicuro, rispolverando vecchi classici di ogni genere da propinare alle
giovani e inesperte platee.
Non aprite quella porta, L’alba dei
morti viventi, Amityville horror, La maschera di cera,
La fabbrica di cioccolato: sono solo alcuni degli
illustri remake che hanno occupato le sale cinematografiche nell’ultimo
periodo.
Contrariamente a molti pronostici invece, il film diretto da Jean – Francois Richet stupisce e conquista, rivelandosi una gradita e
inaspettata sorpresa, proprio come un inatteso dono natalizio.
Costruito attorno all’ennesima variazione sul tema dell’assedio al
fortino, Assault on precinct 13
è un film d’azione senza compromessi, che (intelligentemente) non ambisce
neanche per un secondo alla inquietante e astratta
claustrofobia dell’originale, ma si concentra esclusivamente sulle
dinamiche classiche e consequenziali del genere, spezzando l’abusata tematica
dei buoni contro i cattivi con un espediente semplice semplice:
la figura del poliziotto cinico, spietato e corrotto.
Il regista possiede la bravura e la modestia dell’artigiano; da buon
allievo, capisce fin da subito di non poter competere con l’occhio e la
poetica del maestro e sposta l’azione dall’assolato bronx al gelido inverno di Detroit. Richet
non è né Carpenter né Walter Hill,
lo sa e decide di giocare in campo neutro, imbiancando la metropoli di Robocop con la
scala monocromatica di Soldi Sporchi.
Gira (quasi) esclusivamente in interni, con un piglio deciso e sicuro,
regalando scopo e concretezza alle minacce intestine che aleggiano
sul cadente Distretto 13.
Sostenuto da un cast sempre credibile, la pellicola si trasforma ben presto in
un poliziesco che più nero non si può, tiene a debita distanza i facili
propositi di copia cartacarbone, evitando quasi sempre
il confronto con l’originale e le tentazioni in stile televisivo,
percorrendo sicuro e senza cedimenti la strada dell’action tout court. La
rivisitazione urbana di Un dollaro
d’onore quindi, lascia il posto al letale gioco del gatto con il
topo, i patti di sangue vengono sostituiti con la più
materiale esigenza di eliminare testimoni scomodi, e i vuoti e i silenzi
western cedono il palcoscenico agli ultimi ritrovati tecnologici delle armi da
fuoco.
Il progetto non è campato in aria e la pellicola viene
sorretta da un’impalcatura inossidabile che si sente e si vede,
l’alchimia di squadra che si instaura tra il collettivo attoriale poi, fa il resto. Quando puoi permetterti Leguizamo e il vecchio sceriffo di Rambo
come caratteristi infatti, fare un buco
nell’acqua diventa praticamente impossibile.
Paragonare Assault on precinct 13
a Distretto 13 Le brigate della morte
è operazione ambiziosa e ad alto tasso di rischio, quel che resta è comunque un film vivo e pulsante che, pur non riuscendo a
chiudere il cerchio iniziato da Hawks nel 1966, ci ricorda l’importanza storica di uno
dei topoi cinematografici più importanti della storia
della settima arte.
(13/12/05)