UN BACIO ROMANTICO
REGIA: Wong Kar Wai
SCENEGGIATURA: Wong Kar Wai, Lawrence Block
CAST: Norah Jones, Jude Law, Natalie
Portman
ANNO: 2007
A cura di Pierre
Hombrebueno
LOCALI NOTTURNI
IPER-FORMALISMI
BANALI RIFLESSIONI
Wong Kar Wai sceglie l’estrema esasperazione, in questo
suo primo viaggio oltre-oceano per tentare di inserirsi nel Cinema Americano,
portando la propria estetica ad un rafforzamento visivo/formale ancor più
marcato ed intrippato dei film girati in patria hongkonghese.
Gli specchi si moltiplicano, le luci al neon si dissolvono nell’ombra, i
riflessi si nascondono dietro ogni angolo, voci-off
sempre più infinite e in bilico simil-esistenziale, dal
mood eternamente notturno e flashato. Ovviamente
vaffanculo alla messa in scena istituzionale, in quanto
più che mai l’autore distrugge le regole dei raccordi e della sintassi,
complice il montaggio del fido collaboratore storico William Chang. Kar Wai vuole disperdere gli occhi e i sensi
del pubblico americano con la sua personalissima grammatica, e Un bacio romantico si pre-figura di essere come un nuovo biglietto di
presentazione che riscavi in tutto ciò che il regista
hongkonghese ha fatto nella sua carriera. Ma la verità è che questo gioco di prestigio funziona
solamente con coloro che del Cinema di Kar Wai sanno poco o nulla, con chi non ha vissuto sulla
pelle opere come Hong Kong Espress e Days of being wild, per non dire Angeli perduti e Happy together, perchè con un primo
e veloce confronto tra i film hongkonghesi e Un bacio romantico, a perderci è
sicuramente quest’ultimo. E
non di poco.
La sensazione è quella di un vecchio che per cercare di sembrare giovane, non
solo cerca di vestirsi coi suoi abiti di 15 anni fa,
ma addirittura si addobba ulteriormente di un tentativo fallito di gergalismo fuori tempo massimo. E’ palese il
ri-avvicinarsi di Kar Wai coi suoi film migliori degl’anni 90’, e per un
suo seguace è fin troppo facile riconoscere i vari topoi
tematici – visivi – iconografici, che come sempre-verdi deja vù, ritornano fantasmaticamente in questo nuovo spazio e tempo; la
differenza sta nell’approccio emotivo con cui l’autore si avvicina
ai suoi personaggi e alla sua storia: in Un
bacio romantico persiste una sorta di glaciazione dei sensi, una forzatura
nel voler parlare di determinate cose (la solitudine, l’esistenzialismo)
però senza avere più quella freschezza e spontaneità che fecero grandi i Kar Wai del
passato. L’Autore hongkonghese non ha il dono
della seconda giovinezza, e laddove Hong
Kong Express era immaturamente sincero, e per questo così toccante e
malinconicamente dolce e vero, Un bacio
romantico è invece maturamente falso, costruito a tavolino, un film che ti
lascia fuori da una vetrata ad osservare le vicende in
incoscienza semi-anestetizzata, un’opera che mai ti provoca empatia per i
suoi personaggi, finti intellettuali nel migliore dei casi, e inutili nei
peggiori.
Di Un bacio romantico rimangono solo
le digressioni formali, questa marca di fabbrica che nel raggiungere la sua
massima esagerazione anarchica, raggiunge anche il suo minimo grado di
funzionalità: il Cinema di Wong Kar Wai si è trasformato in
un circo pirotecnico, dove la forma e il contenuto non riescono più ad
abbracciarsi, in quanto le inquadrature diventano
solamente pretesto per esibire il proprio anti-conformismo messa-in-scenico;
i modi di ripresa, per quanto inizialmente abbaglianti, sono invece privi di un
vero senso e un significato che possa in qualche modo correlarsi a ciò che sta venendo
inquadrato.
A tutto questo, aggiungiamo una sceneggiatura scritta con banale finta-riflessività, complice il co-scrittore
Lawrence Block (se qualcuno dei lettori sapesse
chi sia e da dove diavolo sia spuntato, pregasi di farci un fischio), che riduce
i costanti flussi di pensiero del Cinema Karwaiano in
metafore degne di una scuola elementare, ormai prive di quell’astrazione
poetica di cui il regista era Maestro. E’ poi vero che i suoi personaggi
sono sempre stati fantasmi più iconografici che vere e proprie personalità
complete, ma in questo film i caratteri di ognuno non sono mai marcati con
determinata forza da riuscire a darne vitalità. E allora anche il tanto atteso
bacio romantico del titolo, alla fin fine, si riduce ad una finale esibizione di
stile, la cui bellezza riusciamo a vedere ma il cui
calore non riusciamo a sentire.
Eppure una volta a Wong Kar Wai
bastava una sigaretta accesa fra le mani tremanti dei suoi ectoplasmi per
comunicarci il dramma della solitudine. Gli bastava uno sguardo fisso o un
toccarsi lievemente per esprimere l’amore; in Hong Kong Express i due protagonisti nemmeno si baciano, ed è tutto
molto più romantico. Allora è proprio vero, che il nostro Autore preferito
degli anni 90’ è ormai invecchiato. Invecchiato male.
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