ELIZABETHTOWN

REGIA: Cameron Crowe
CAST: Orlando Bloom, Kirsten Dunst, Susan Sarandon
SCENEGGIATURA: Cameron Crowe
ANNO: 2005


A cura di Luca Lombardini

"IL TUO DIPLOMA IN FALLIMENTO E' UNA LAUREA PER REAGIRE"

Esistono dei film che non ti aspetti, film che vai a vedere quasi per caso, film che se quel sabato sera non avesse piovuto non avresti mai visto e che invece si rivelano delle vere e proprie sorprese, ti portano a riflettere sulla carriera del loro regista e ti fanno rispolverare vecchie etichette. Elizabethtown è uno di questi e forse anche di più, perché, è bene dirlo subito, siamo in presenza di una delle commedie più riuscite degli ultimi anni. L’ultimo film di Crowe è uno splendido esempio di sofisticated comedy moderna che, senza scomodare i paragoni con il “Lubitsch touch”, apre una finestra che da sul giardino segreto della Hollywood dei nostri giorni, quella che prevede storie semplici ma mai banali, sceneggiature ben scritte, attori al posto giusto e nel ruolo giusto.

Elizabethtown è la summa ideale delle passioni del suo sottovalutato regista, che in passato ha girato film straordinariamente coinvolgenti (Almost Famous) poco dopo aver raggiunto il successo con un film conosciuto in tutto il mondo (Jerry Maguire). Proprio al personaggio interpretato da Tom Cruise sembra ispirarsi Drew, yuppie ad un passo dal suicidio, responsabile della perdita di quasi un miliardo di dollari da parte della sua azienda di calzature sportive. Sia Jerry Maguire che Elizabethtown infatti, sono pellicole che iniziano dalla fine di una carriera, e finiscono con l’inizio di una nuova vita, in mezzo si alternano tematiche come il successo, la famiglia, il fallimento e la morte, che in questo caso, ci viene mostrata come causa involontaria di un nuovo modo di approcciarsi alla vita. Il vero protagonista forse, è proprio il vecchio Mitch, il suo inaspettato infarto infatti, scatena una serie di conseguenze che salvano di fatto il figlio dal suicidio e lo costringono a prendere il volo che lo farà imbattere nella ragazza che gli cambierà l’esistenza.

Elizabethtown è un manuale  di due ore su come si possa capovolgere a proprio favore un insuccesso lavorativo, una dichiarazione d’amore verso l’importanza della donna giusta prima, durante e dopo la risalita, uno sguardo irriverente sulle commemorazioni funebri, uno spaccato intelligente e mai scontato dell’america rurale, che per una volta, anziché propinarci il solito serial killer a caccia di brufolosi liceali, si mette a nudo in tutta la sua naturalezza: fatta di biciclette, villette a schiera, bizzarre riunioni di famiglia e musica country – rock.. Semplice la storia, coinvolgente l’intreccio, essenziale la regia che, d’altro canto, non da mai l’impressione di essere improvvisata o fuori luogo, ma risulta funzionale alla spontaneità e all’immediatezza della poetica del regista, istintiva e schietta come le istantanee dei momenti che contano veramente, quelli che non hanno bisogno di macchinette usa e getta, ma solamente scattate con l’infantile click di un dito sopra l’altro.  Crowe si dimostra ancora una volta un ottimo sceneggiatore, mettendo a disposizione dei protagonisti uno script che sostiene al meglio l’evolversi del bizzarro rapporto che si instaura tra i due, e non si distrae neanche quando deve infondere credibilità agli intermezzi surreali (il tip tap di Susan Sarandon ad esempio), che risultano sempre un passo al di qua della linea del ridicolo, anche perché si amalgamano alla perfezione con le gag stile Billy Wilder, lasciando il tempo per ridere (e a volte per riflettere) tra una battuta e un’altra. Ad arricchire il menù poi, provvedono i momenti in cui il registro grottesco prende il sopravvento: come nel caso del tentato suicidio di Drew “sull’accessoriata” bici da camera, o l’involontario gran finale del concerto commemorativo, arricchito dal gustoso fuoriprogramma del volatile incendiario. Semplicemente travolgente poi la recherche on the road che Claire regala a Drew, una manciata di minuti indimenticabili attraverso i luoghi più caratteristici delle statali americane, cullati dalla trascinante carica patetica di una colonna sonora che solo l’ex critico di Rolling Stone è capace di mettere insieme. Una sequenza indimenticabile, un maestoso momento di cinema,  che riporta alla mente il folle e romantico viaggio di Walken e famiglia nel recente Dietro l’angolo. Elizabethtown ha dentro di se un qualità molto rara al giorno d’oggi, talmente difficile da trovare che è impossibile spiegarla a parole, ma che ti fa venir voglia di rivedere l’opera all’infinito. Per farla breve, uno di quei film che ci ricordano perché ci piace così tanto andare al cinema.

(12/11/05)

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