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IL GRANDE SOGNO

REGIA: Michele Placido
SCENEGGIATURA: Michele Placido, Doriana Leondeff, Angelo Pasquini
CAST: Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Luca Argentero
ANNO: 2009

A CURA DI PIERRE HOMBREBUENO

VENEZIA 09’: SENZ’APPUNTI SU IL GRANDE SOGNO DI MICHELE PLACIDO

Amare Placido perché è imperfetto. Non c’è mai la lucidezza di un demiurgo totale controllore di spazi e tempi, la cura meticolosa dei dettagli (che siano storici che puramente filmici), non c’è mai il calcolo di una reazione chimica-biologica (perfino psicologica) che fotte gli spettatori fino a renderli automi. C’è, invece, una grande dose di libertà, la libertà di sbagliare, così necessaria anche solo per rendersi conto della propria esistenza (in quanto film, in quanto corpi, in quanto personaggi), sincerità autoriale, e non a caso è il film più autobiografico del regista/attore, quindi una pellicola in cui il non avere controllo non solo è giustificato, ma addirittura richiesto. Piantatela tutti di sparare misere cazzate: confondere il grezzo con la bruttezza, quando è anch’esso, e ormai da secoli, segno di una poetica, qui, ora, dove il concetto è più importante dell’abilità. Il Cinema è imperfetto, Il grande sogno è imperfetto, Il grande sogno è un film sul Cinema.

Amare Placido perché semplicemente, è. Forgia Cinema cristallino dove ogni meccanismo è svelato e sviscerato: Il grande sogno è già scheletro nel suo mostrarsi, già asciutto e rivelato (rivelatore) della storia e della messa in scena: So tenderly, the story is, nothing more than what you see. Ed è forse la cosa che più fa incazzare la maggioranza dei critici: probabilmente hanno scambiato i film come rivelatori non del film stesso, quanto della loro stessa esistenza di critici. Il critico parassita che ritorna ed incombe, amante delle masturbazioni perché scopare non può più: andatevene affanculo da un film di Olmi. Placido svela sé stesso nello stesso momento in cui si fa immagine spazio e tempo, e anche solo per questo, è già post-moderno. Cinema nudo per il semplice motivo che nudo è bello, senza fini morali e gratuito, senza vergogna, come Jasmine Trinca che si aggira per un appartamento nel chiarore del suo corpo esibito non per esigenza, ma per naturalezza.

Amare Placido perché è nostalgia. Il grande sogno non è un film sul 68’, né tantomeno un film su 3 personaggi: è un film sulla nostalgia (immediatamente malinconia, e quindi: sentimento) che passa per il Cinema come veicolo più forte di (tentativo) resurrezione di immagini – momenti – sensi. Per questo diverse scene della pellicola sembrano girate alla youtube, perché sono frammenti di un’evocazione, di una memoria (già globale, già andata, già impossibile da catturare, perché fuggita) che si manifestano con la stessa intensità dei sogni: il bianco e nero improvviso, gl’inserti antidiegetici, l’ellissi, la poca caratterizzazione dei personaggi (Placido non vuol fare psicologia, il suo Cinema, d’altronde, è tutto un flusso di soggettiva semi-inconscia) perché a scorrere è il ricordo e la ricostruzione nostalgica dove niente è mai totalmente reale né mai totalmente allucinazione, guardacaso, ancora una volta, lo stesso dualismo di cui il Cinema vive da quando è stato concepito ormai più di un secolo fa. Placido è un becchino.

Amare Placido perché ci dà un Riccardo Scamarcio sull’orlo dell’essere il nostro Rocky Balboa, un’oscillare tra il ridicolo (e lo sfottevole) e l’intensamente toccante e dolce. Scamarcio non sa recitare, e per questo Placido lo usa nel migliore dei modi, approfittando della sua stessa incapacità recitativa per restituircelo uomo goffo e già fantasma, il sognatore illuso che quando piange borbotta incapibili parole tra parodia e magnificenza. Scamarcio è commovente in quanto un attore che non sa recitare che interpreta un attore semi-fallito, come il Ben Affleck di Hollywoodland. Allora è vero che nella scena del provino a teatro Scamarcio era maledettamente ridicolo, così come lo è Rocky Balboa quando piange sui ricordi di Adriana. Ma è un essere ridicolo che arriva a toccare cuore perché misto a compassione. Compatiamo Scamarcio. Allora Scamarcio ci dona emozioni. Finalmente. Michele Placido ci ridà i sentimenti umani. Michele Placido santo subito.

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