I GUARDIANI DELLA NOTTE

REGIA: Timur Bekmambetov
CAST: Konstantin Khabensky, Vladimir Menshov, Valeri Zolotukhin
SCENEGGIATURA: Timur Bekmambetov, Laeta Kalogridis
ANNO: 2004


A cura di Elvezio Sciallis

L’ORRORE NON ABITA A MOSCA

Il genere horror vive in questi anni un momento altamente contraddittorio e problematico nel quale a fronte di incassi sempre più consistenti si nota un crollo verticale della qualità delle pellicole sia nelle forme che nei contenuti. Disperse in un mare di remake e sequel i pochi lungometraggi interessanti (vuoi per innovazione vuoi per semplice “buona esecuzione”) non riescono a godere di una esposizione mediatica sufficiente e sopravvivono sugli scaffali dei negozi di importazione grazie più che altro al tam-tam delle riviste specializzate e dei web sites dedicati all’horror.

Cortocircuitato dalle banali, meccaniche e ripetitive formule produttive hollywoodiane il genere si è dapprima rifugiato nella (ri)scoperta delle pellicole di fantasmi orientali finendo con l’esaurire anche questo filone nel breve volgere di alcune stagioni; allo spettatore interessato e al fan sfegatato rimangono quindi un gruppo di realtà produttive minori nel quale rifugiarsi in cerca di qualche gemma. Francia/Belgio (con il feroce Haute Tension e l’altrettanto implacabile Calvaire/The Ordeal, senza dimenticare il recentissimo Trouble), Inghilterra (Creep, Dog Soldiers, The Descent…) e Spagna (l’altalenante ma intrigante produzione della Filmax, la riedizione di Aftermath e altro ancora) sembrano essere ormai importanti e consolidati poli creativi per quanto concerne il cinema horror contemporaneo.

Immaginate quindi l’entusiasmo con il quale la comunità cinefila ha accolto, mesi or sono, la notizia dell’incredibile successo riscosso in Russia da Nochnoi Dozor, pellicola a metà strada fra l’horror e il fantasy che ha saputo superare nella corsa al botteghino in quel Paese sia l’ultimo capitolo de Il Signore degli Anelli che Spider Man 2. Prontamente acquistato dalla Fox Searchlight, ribattezzato Night Watch (da noi I Guardiani della Notte) e distribuito sul mercato internazionale, il film rappresenta l’entrata in campo della Russia nei blockbusters d’evasione e una importante opportunità per rinnovare il genere e apportare una visione nuova da parte di un Paese dal grande passato cinematografico.

Frutto di un notevole sforzo produttivo che ha saputo riversare oltre quattro milioni di dollari per un progetto che inizialmente si presentava come innovativo e rischioso, Night Watch prende origine dal romanzo di Sergei Lukyanenko (primo di una trilogia e grande successo di vendite) ed è la prima pellicola di una certa importanza nella carriera di Timur Bekmambetov, filmaker proveniente dal campo dei videoclip pubblicitari. Descritto dall’imponente campagna pubblicitaria della Fox come un incrocio fra Matrix e Il Signore degli Anelli, il film propone l’eterna rivalità fra due fazioni soprannaturali (Luce e Oscurità) che usano la Terra e gli esseri umani quali campo di battaglia. I due gruppi paiono in equilibrio di forze da secoli fino a quando la nascita un bambino dagli enormi poteri spezzerà questa tregua e spingerà i due gruppi a tentare ogni possibile mossa per poter schierare il nuovo venuto entro le proprie fila.

La volontà da parte del regista di creare un prodotto di successo (che, beninteso, è istanza sacrosanta e comprensibile) sembra purtroppo essere l’unica forza creativa presente nella pellicola che nel breve volgere di pochi minuti espone una desolante pochezza di scrittura. Le psicologie dei personaggi, quando ci sono, appaiono appena abbozzate e implausibili, il dialogo è sempre in bilico fra il ridicolo (involontario) e il surreale ed è impossibile distinguere gli appartenenti alle due fazioni che, anche all’occhio dello spettatore più smaliziato, sembrano condividere etica, comportamenti, intenti ed estetica rendendo difficile la necessaria immedesimazione.

Vittima di una clamorosa sudditanza psicologica nei confronti del cinema hollywoodiano, Bekmambetov allestisce (tramite una regia di montaggio e poco più) un teatrino incerto e sospeso fra stereotipi fantasy ormai metabolizzati fino alla nausea, scene d’azione dirette con mano incerta e abuso di effetti speciali nati irrimediabilmente datati (frutto della fusione di ben 42 (!) piccole società di SFX e computer graphics). La recitazione appare approssimativa in alcuni casi, eccessiva e urlata in altri e in sala si sono uditi più volte scoppi di risa ad alcune frasi declamate dai vari personaggi con tono fra l’epico e il melodrammatico.

Aggiungete a questa ricetta uno score sonoro fanfaronesco e a tratti indigeribile, una fotografia che non riesce a discostarsi dal trend tipico di alcuni spot commerciali (colori saturi e pastosi in alcuni momenti, toni grigi in altri) e avrete un quadro più o meno preciso della grande delusione rappresentata da un film che avrebbe potuto scegliere ben altre strade realizzative. Invece di pescare a piene mani dalla tradizione russa, invece di tentare nuove vie che non fossero quelle già proposte ad nauseam dalla cinematografia occidentale, Night Watch si propone di scimmiottare i kolossal statunitensi senza però avere alle spalle la factory hollywoodiana e giungendo quindi a un clamoroso fallimento.

Devastanti, infine, alcuni momenti di vera e propria comicità (occorre ripeterlo, involontaria) alla Monty Phyton con i Guardiani della Luce che come travestimento in incognito lavorano per l’Enel russa (!) o un operaio che viene ucciso da delle salsicce esplosive (!!).

Quali i possibili risvolti positivi di una operazione di questo tipo? L’afflusso di fondi e investimenti che arriverà in conseguenza all’ottimo successo in patria e alla diffusione internazionale potrà permettere la creazione di società e factory interne al sistema russo interessate a produrre pellicole di genere e se, come è facile da immaginare, molti dei prossimi film messi in cantiere seguiranno pedissequamente il modello proposto da Nochnoi Dozor; è anche probabile che registi e sceneggiatori locali di maggior talento possano finalmente avere un’ occasione per realizzare progetti più originali e interessanti. Nel bene e nel male è l’apertura di un nuovo mercato e fronte produttivo e solo nei prossimi anni potremo capire a fondo che tipo di impatto esso avrà nel mondo della cinematografia horror.

(16/10/05)

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