INTO DARKNESS – STAR TREK di J.J. Abrams
REGIA: J.J. Abrams
SCENEGGIATURA: Alex Kurtzman, Roberto Orci, Damon Lindelof
CAST: Chris Pine, Zachary Quinto, Zoë Saldaña, Benedict Cumberbatch, Alice Eve, Karl Urban, Simon Pegg
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2013
USCITA: 12 giugno 2013
SPAZIO, IN UNA GALASSIA LONTANA LONTANA
J.J. Abrams colpisce ancora, in barba a lunga pace e prosperità! Dopo il primo viaggio (inaugurato nel 2009, data astrale del fortunato reboot della serie creata da Gene Roddenberry) il regista torna al timone di comando per regalare allo spettatore un ottimo intrattenimento. Il bis funziona e non delude sotto nessun aspetto, forte di un cast prezioso, che fa il suo e bene, e di una sceneggiatura piuttosto compatta. La partenza è di quelle indimenticabili, la sequenza mozza il fiato e l’ombra dell’amico, nume tutelare Steven Spielberg si staglia nelle immagini. L’incipit alla Indiana Jones della stelle, infatti, permette al pubblico di ritrovarsi con tutto l’equipaggio ancora una volta insieme, quasi una famiglia di cervelloni a zonzo: dallo scontroso Doc Bones McCoy, alla sensuale Uhura, l’acerbo Cechov, l’irresistibile Scotty e naturalmente il sempre più Solo (come Han) e ribelle Kirk. Causa insubordinazione lo smargiasso Jim sarà declassato ed espulso dalla nave, ma il castigo avrà vita breve, giusto il tempo di opporsi a una minaccia (non certo fantasma) perché il Capitano senza l’Enterprise è un po’ come il pirata Harlock senza l’Arcadia. Il primo Star Trek aveva destato non poche perplessità nell’animo dei fans più accaniti per i continui richiami all’odiata saga, rivale di sempre, Star Wars; quando però c’è di mezzo il creatore di Super 8 non esistono regole. Come George Lucas narrava un fantasy nel bel mezzo di galassie lontane, mescolando i generi più differenti (dal western, alla sci fi, dalla commedia al vibrante action movie) così il giovane filmaker allestisce un blockbuster da svariati milioni di dollari, fra nostalgia e modernità, forse non proprio indirizzato ai puristi della serie, ma senza dubbio di pregevole fattura. Scritto in collaborazione con gli amici e produttori di tante avventure Alex Kurtzman e Roberto Orci, ai quali si aggiunge Damon Lindelof, Star Trek Into Darkness bilancia introspezione a movimento e nella seconda parte esplode in tutta la sua potenza, come un’astronave lanciata a velocità smodata (esclamerebbe Stella Solitaria). Abrams guarda al cinema, quello con la c maiuscola, condotto tra i Settanta e gli Ottanta da un branco di ragazzacci americani proiettati all’Europa, anche se è la congiunzione con il piccolo schermo l’asso nella manica. Dopo decenni è ancora quella stramba scatola magica a fare miracoli rigettando sul set un paio di interpreti di razza conosciuti per i loro personaggi già entrati nell’immaginario nerd. Zachary Quinto, attore di teatro è stato Sylar, il villain della serie Heroes di Tim Kring mentre Benedict Cumberbatch mette ancora i panni di Sherlock per la BBC per una reinvenzione del detective nato dalla penna di Sir Arhur Conan Doyle ad opera di Mark Gatiss e Steven Moffat. Spock e Khan sono le due figure di spicco di questo lungometraggio: sui loro volti traspaiono e al contempo si celano paure e angosce: la logica e la fermezza del vulcaniano dalla doppia anima vacillano proprio quando dopo essere stato additato come un pazzo sanguinario sulla maschera dell’altro si affaccia l’umanità. Khan è il superuomo, una creatura geneticamente modificata, ostaggio della Federazione, capace di salvare vite grazie al suo speciale sangue e al contempo progettare attentati terroristici. Torna l’incubo di quel che resta del giorno (quel maledetto giorno, 11 settembre 2001) con citazioni piuttosto esplicite per una ferita ancora aperta e forse insanabile. In attesa del terzo capitolo e (tanto per non voler scegliere) ammirare il nostro con la rinascita anche di Guerre Stellari, l’auspicio è di poter sempre esplorare strani, nuovi mondi, alla ricerca di nuovi linguaggi e tecniche fino ad arrivare, grazie all’arte del sogno, laddove nessun uomo è mai giunto prima.