IRON MAN
REGIA: Jon Favreau
SCENEGGIATURA: Mark Fergus,
Hawk Ostby, Art Marcum (..)
CAST: Robert Downey Jr, Terrence Howard, Gwyneth Paltrow
ANNO: 2008
A cura di Nicola Cupperi
ELOGIO ALLA CINE-TAMARRATA
La difficoltà nel fare un buon film su Iron Man, dice
l'attore protagonista Robert Downey Jr,
sta nel far piacere alla gente un tizio ricco sfondato, fabbricante d'armi,
ubriacone e donnaiolo. Aggiustiamo il tiro noi dicendo che in realtà il modo
migliore per far apprezzare al pubblico, specialmente quello non statunitense,
un personaggio come Tony Stark, il farabutto che sta
dietro la maschera di ferro, è quello di fargli dimenticare, al pubblico, che
si tratta di un fastidioso sciovinista, un guerrafondaio e un solido bushista. In mancanza di idee più
propositive, la strategia più semplice è quella di trasformare il personaggio:
il character meno ironico, più serioso e spocchioso
creato (pur con qualche ripensamento in corso d'opera) dalla fucina Marvel diventa, nelle mani di Jon Favreau e del
favoloso Downey Jr, un irresistibile figlio di buona
donna, dotato di acuto senso dell'ironia e di un sano bagaglio di cinismo. Con
buona pace del bravo Robert,
quindi, il "new and improved" Tony Stark non può che essere un eroe istantaneo agli occhi del
popolino pagante, Dick Tracy et Humphrey Bogart docent.
Il tutto, piazzato nelle capienti mani di un discreto regista brillante (via, Elf alla fin
della fiera non era poi così male), manipolato dai figuri che hanno curato gli
effetti speciali per l'ultimo Pirati dei Caraibi e per Transformers, gestito da un parco attori di prim'ordine (Jeff Bridges, perdio, Jeff Bridges! Ma
ne riparleremo), diviene una riuscitissima forma d'intrattenimento, col grande merito di riuscire a divertire, insieme, caproni e
fini mescitori, cinepanettonari ed essaisti, e poi basta che se aggiungo un altro neologismo
passano quelli della Crusca e mi gambizzano. D'altronde una pellicola che si
apre con Back in Black degli AC/DC e si chiude in gloria con Iron Man dei Sabbath, altro non è che una tamarrata da ricordare, uno di quei film in cui il commento
più azzeccato, per chi può, è una sonora bestemmia di gioia (e, credetemi, il
giovane alla mie spalle durante la proiezione ha
gioito più e più volte).
Un film lineare ma non piatto, univoco ma non fondamentalista, ironico e mai sciatto, caciarone
ma sempre dignitoso. Il film della domenica, il film da popcorn. Una
giusta obiezione potrebbe e dovrebbe essere: ne escono
dieci al mese di film da popcorn, di cinetamarrate,
cos'ha questa di diverso? Si parlava poco sopra della muta di
attori di razza sguinzagliata da Favreau. Orbene, vi pare poco? Vi pare poco avere un magico Robert Downey Jr al
posto di quel poppante di Shia Labeouf? Una Gwyneth Paltrow che si fa chiamare Pepper
Potts invece della sventolona
inane Megan Fox? E Jeff Bridges, perdio Jeff Bridges!, pelato e con la
barba folta, villain malkovichano
e oltre, in luogo di una banda di robottoni
ipertrofici che pattinano e saltellano? Odio Michael Bay.
Ma soprattutto, tornando per un momento solo seri e professionali, a
differenziare questo prodotto dal resto delle produzioni alimentari mondiali, o
almeno da buona parte di esse, c'è l'ingenuità.
L'ingenuità di un regista esordiente a certi livelli, di un attore protagonista
anch'egli principiante in film del genere (o comunque
talmente disabituato da provare sensazioni per la serie Like
a Virgin), ingenuità che nel rapporto col pubblico
pagante (o meno) si tramuta in trasparenza e, udite udite,
rispetto. Rispetto per l'intelligenza di chi ti paga per guardare una tua
opera, lealtà verso chi spende due ore della sua preziosa (o meno) esistenza
per badare alla tue ciance e spera di non essere
turlupinato da un film paraculo e poco sincero. Un
film, Iron Man, insomma, che riesce a trasmettere
con forza lo stato di perenne serendipity con cui
sembra essere stato forgiato da troupe e cast. E a
noi, a patto che il tutto venga accompagnato dalle
caratteristiche descritte poco sopra, sennò, voglio dire, tutti a guardare i
miei filmini delle vacanze, tanto basta per consigliarne a tutti la visione,
con la raccomandazione di restare fino alla fine dei titoli di coda.
E poi, checcacchio, come non esultare quando quel puttaniere di Tony Stark in
conferenza stampa butta lì un "I am Iron Man"?
E ancora, checcacchio, come non ululare dalle risate
al cammeo migliore di Stan Lee,
scambiato da uno Stark mondano per il patron di
Playboy Hugh Hefner?
(13/05/08)