La Roma di Müller: omaggio a Jeff Nichols
STORIE DI FUCILI E APOCALISSI
Marco Müller fa le cose per bene. L’ennesima è stata quella di assegnare a Jeff Nichols la poltrona principale del suo primo Festival di Roma. Una scelta tanto azzeccata quanto coraggiosa, magari in leggera controtendenza con lo spirito (nazional)poplare che battezzò la nascita dell’allora “Festa” capitolina, mai così a bersaglio dal punto di vista squisitamente artistico, visto il cristallino talento registico dimostrato da Nichols; nonostante il prossimo presidente di giuria romana vanti l’attivo di soli tre film: Shotgun Stories, Take Shelter e Mud. Cineasta classe ’78, fratello di Ben: leader del gruppo alternative country Lucero, probabilmente l’espressione musicale che più si (è) avvicina(ta) alla leggenda degli Uncle Tupelo, Nichols riflette nelle sue creazioni di celluloide quanto il fratello riverbera in musica: i natali a Little Rock, Arkansas. I film di Nichols profumano d’America profonda, la raccontano facendo degli squarci paesaggistici il loro principale punto di forza. Prima che regista e autore, Nichols si configura come impareggiabile creatore d’immagini, sfondo fotografico sul quale allestire personalissime riletture di generi popolate da personaggi indimenticabili: dal western mascherato di Shotgun Stories alla fantascienza “shyamalaniana” di Take Shelter, probabilmente il film che più di ogni altro ha saputo catturare, riadattandola alle sue esigenze, la magia astratta di E venne il giorno. Passato all’ultimo Cannes con Mud, Nichols si è confermato in terra di Francia abile direttore di attori post-Friedkin: assegnando a Matthew McConaughey il ruolo di protagonista all’indomani di Killer Joe, identico destino che toccò in sorte a Michael Shannon, divenuto, subito dopo Bug, icona “indie” grazie a Shotgun Stories prima e Take Shelter poi. Roma 2012 è l’occasione ideale per omaggiare uno degli astri nascenti statunitensi degni di maggior attenzione e considerazione critica. Merito, ancora una volta, di Marco Müller.