MISSION: IMPOSSIBLE – PROTOCOLLO FANTASMA di Brad Bird
REGIA: Brad Bird
SCENEGGIATURA: Josh Appelbaum, André Nemec
CAST: Tom Cruise, Simon Pegg, Jeremy Renner, Paula Patton, Michael Nyqvist
NAZIONALITA’: USA
ANNO: 2011
TITOLO ORIGINALE: Mission: Impossible – Ghost Protocol
USCITA: 27 gennaio 2012
QUESTA RECENSIONE SI AUTODISTRUGGERA’ FRA CINQUE SECONDI. FORSE.
Ma è Brad Bird a dirigere? Proprio lui, il regista dei capolavori Pixar Ratatouille e Gli incredibili? La prima considerazione che viene in mente scorrendo i crediti del film è anche la più importante. Qual è il risultato? Un film d’azione sorprendente, con un‘inventiva che solo un membro della casa di Toy Story poteva garantire, zeppo di scenari da Guerra Fredda e tripli giochi in perfetto stile spy story. Ma manca un po’ il cuore.
Siamo infatti lontani dagli esiti profondi de Gli Incredibili, film che pure mostrava tutto il talento del regista nel maneggiare sequenze di pura azione, ma offriva anche molto di più. Pixar, comunque, era già decisa a far debuttare l’autore alla regia live qualche anno fa con 1906, ambizioso disaster movie sul terremoto di San Francisco. Il progetto non è stato accantonato, ma intanto Bird ha colto al balzo il messaggino telefonico dell’amico J. J. Abrams che gli suggeriva: “Mission?”.
Ne è emerso un compromesso artistico di certo diverso dalla libertà concessa da un John Lasseter. Molti sono tuttavia gli apporti creativi del regista. La sequenza di apertura è esplicita in questo senso. Tutta di Bird è la scelta di sovrapporre alle immagini cruente di un carcere russo in rivolta, una trascinante melodia di Dean Martin. E’ amore per il cinema allo stato puro: il montaggio flirta abilmente con la colonna sonora, e per un lungo tempo sembra di assistere a un film muto, mentre il protagonista si esprime a gesti attraverso lo schermo di una videocamera di sicurezza.
Ma tutto ciò è spesso ‘solo’ pregevole stile. L’idea che ci si fa guardando Mission: Impossible – Protocollo fantasma, ammaliati dalle sue mille e una trovate, è di uno spettacolare film che sembra un cartone animato, un giocattolone non troppo serio ma nemmeno noioso come la saga dei Transformers, e ciò è paradossale se pensiamo che i capolavori Pixar sono film più maturi, al di là del loro contenitore dall’apparenza infantile.
La lunghissima sequenza nella parte centrale del film in cui Ethan Hunt si arrampica sul grattacielo più alto del mondo a Dubai, ha tutte le carte in regola per restare nell’immaginario cinematografico: vertiginosa, iperrealista, ha la stessa forza simbolica della celebre discesa con i cavi del primo film. Ogni fotogramma del film, in ogni caso, rapisce lo spettatore lasciandolo stupito come un bambino davanti a un gioco di prestigio, in attesa del nuovo gadget tecnologico che sempre rivelerà i suoi difetti, mettendo a rischio la vita dei personaggi-funamboli.
Il sipario si apre su un eroe senza più l’amore della sua vita, costretto a intraprendere una missione più impossibile del solito: la IMF smantellata a causa di una crisi internazionale, il nostro dovrà fare affidamento su un gruppetto di giovani agenti. Il tecnico Benji, già visto nel film precedente, conferma il suo ruolo di spalla comica che ormai sembra appiccicato all’attore Simon Pegg; la bella spia Jane (Paula Patton) è una femme fatale in cerca dell’assassina del suo fidanzato; infine il Jeremy Renner di The Hurt Locker interpreta l’analista dai mille segreti William Brandt.
Sono i loro rapporti la parte migliore del film, anche se la meno corposa. “Tom Cruise contro tutti” non è più sufficiente, c’è bisogno di una famiglia sgangherata dove ognuno dei membri copre le spalle all’altro. Ed ecco che il tocco del regista, il medesimo da The Simpsons a The Incredibles, emerge in questo cameratismo emozionante, che unisce i destini degli eroi nella buona come nella cattiva sorte. Dall’altra parte della barricata un villain (Michael Nyqvist) un po’ insipido, coi soliti scopi distruttivi e purificatori.
Da ultimo un plauso alla sempre meravigliosa colonna sonora di Michael Giacchino che riesce continuamente a reinterpretare il tema famosissimo della serie tv con esiti talvolta comici.