LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI

REGIA: Roger Corman
CAST: Jonathan Haze, Jackie Joseph, Mel Welles
SCENEGGIATURA: Charles Griffith
ANNO: 1960


A cura di Sandro Lozzi

LUBITSCH SECONDO CORMAN

Roger Corman è l'uomo per eccellenza dei B-movies, pellicole girate (o prodotte, visto che Corman ha prodotto più di 350 film) a costi clamorosamente bassi e destinate ad incassi clamorosamente alti, realizzate affidandosi ad alcuni standard, sia tematici che formali, che ne assicuravano il successo sfruttando anche la situazione psicologica in cui versava la società americana nel periodo della Guerra Fredda.
I film di Corman, tuttavia, ancora più degli altri B-movies, rivelano una forte passione (riscontrabile in una palpabile contaminazione sintattica e - ancora di più - semiologica) per il cinema classico di pochi decenni prima. E del resto, come abbiamo accennato, Corman è un imprenditore del cinema; frequenta non solo gli ambienti "artistici" degli studios, ma anche quelli amministrativi, e in via di tutto ciò non potrebbe non essere legato a determinate dinamiche di funzionamento del cinema(-industria) che trovarono il loro periodo di maggior fulgore proprio negli anni Trenta e Quaranta.
Non c'è da stupirsi, dunque, se una delle maggiori opere di Roger Corman risulta talmente influenzata dall'opera di uno dei migliori autori del cinema classico da sembrare, (forse) involontariamente, una sorta di monumento alla memoria di questo grande artista della commedia hollywoodiana, che era Ernest Lubitsch.
The little shop of horrors sembra un film di Lubitsch filtrato dall'occhio orrorifico di Corman, a cominciare sin dal titolo, che richiama alle botteghe delle comiche tedesche del berlinese, ma anche e soprattutto a Scrivimi fermo posta: con The shop around the corner, infatti, La piccola bottega degli orrori condivide diversi aspetti, dall'ambientazione principale all'interno (appunto) di un negozio (felice tradizione del cinema comico che ha inizio con l'emporio di The butcher boy di Roscoe 'Fatty' Arbuckle), alla storia d'amore tra i due giovani commessi, al cognome di origine esteuropea del titolare del negozio (anche piuttosto assonanti, Matuschek in Scrivimi fermo posta, Muschnik nel film di Corman), alla tessitura di un variegato coacervo di situazioni e figurine surrealmente ironiche: le due presenze fisse del negozio di fiori, la signora Shiva e il signor Fouch, una perché ogni giorno le muore un parente, l'altro perché segue una particolare dieta a base di garofani e gardenie; la madre di Seymour (il giovane commesso creatore di Audrey jr., la pianta carnivora protagonista della vicenda), la cui più grande preoccupazione è che il figlio possa essere sano come un pesce, e che prepara deliziosi pasti a base di medicinali; le due ragazze che parlano quasi all'unisono, e così via.
Il film comunque non si limita al solo omaggio, ma va oltre, poiché Corman si appropria artisticamente (da ottimo autore qual è) dell'idea e della sceneggiatura di Charles Griffith, per realizzare un'opera - come al solito - miracolosa visto il budget praticamente inesistente a disposizione. La leggenda narra che Corman girò tutto il film in due giorni e una notte, e senza neanche una preparazione troppo complessa, e in effetti si fa fatica a crederci, data la ricchezza di idee che contraddistingue questa raffinata commedia.
L'introduzione chiarisce da subito le intenzioni del film, contrapponendo il pieno stile noir (con tanto di classica voce narrante "hard boiled") al tono ironico e divertente del disegno del quartiere su cui compaiono i titoli di testa, e infatti tutta l'opera è giostrata tra i toni dell'horror, del noir e della commedia, che più che fondersi in un tutto unico indistinto si spintonano cercando ognuno di prevalere sull'altro, dando così vita ad una gag i cui protagonisti non sono uomini ma alcuni generi cinematografici. Così gli omicidi avvengono quasi per caso, la morte e i pasti della pianta carnivora sono trattati con giocosità, con humour mai macabro ma sempre anzi piuttosto frivolo; non si vede mai sangue, tantomeno i momenti in cui le vittime sono fatte a pezzi per poter essere date in pasto ad Audrey junior.
La suspense viene creata soprattutto attraverso la profondità di campo, quando Corman preannuncia la probabile (brutta) fine di Muschink inquadrando il padrone della bottega, in secondo piano, proprio al centro della bocca di Audrey junior (ripresa in primo piano)!

I richiami satirici alla "minaccia rossa" sono palesi, come lo erano un po' in tutti i B-movies; possono essere tutti capri espiatori, in una società dominata dal sospetto, dal terrore e dalle barriere sociali. E alla fine tutti cadranno vittime di un tale sistema, anche i loro creatori.

(11/10/05)

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