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Weird girls – Il cinema di Lucky McKee: ALL CHEERLEADERS DIE

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REGIA: Lucky McKee, Chris Sivertson
SCENEGGIATURA: Lucky MacKee, Chris Sivertson
CAST: Caitlin Stasey, Sianoa Smith-McPhee, Booke Butler, Amanda Grace Cooper
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2013

Arriva un momento nella carriera di un regista in cui il cerchio si chiude. Nella filmografia di Lucky McKee quel momento si chiama All Cheerleaders Die, pellicola capace di coagulare il cinema dello statunitense rintracciandone le origini: l’omonimo cortometraggio del quale All Cheerleaders Die è versione sviluppata ed estesa.

C’è poco o nulla di sorprendente nell’accorgersi come l’ultimo McKee individui il suo cruciale snodo narrativo al termine di una sequenza notturna figlia del post Scream di So cosa hai fatto. Lucky McKee riparte dai ’90 al fine di offrirci la sua cinica versione dei duemila: l’ultimo decennio del novecento, con i suoi horror (anche) per chi prima di essi non aveva mai visto un horror e con il suo (nuovo) metal adatto (anche) a chi fino ad allora non aveva mai ascoltato un disco metal, veste da Dio sul crossover dei liceali ’01 e qualcosa; adolescenti dall’american slang gangsta avidi di rap, perché al termine della giostra sono tutti bravi a fare i neri e a sentirsi cool con la musica degli altri.

Checché ne dicano le vedove di The Woman McKee non è cambiato affatto, il suo cinema è sempre lì: come quelle figure femminili ghettizzate ed incomprese che continuano a popolarlo. In All Cherleaders Die c’è tutto: dall’emarginazione adolescenziale di May fino alla giovane stregoneria di The Woods, passando per la possessione sottopelle e parassita del quasi cronenberghiano Sick Girl. Anche la forma, così come i colori sapientemente pop, si fanno riconoscere in quanto peculiarità di un cineasta ormai in grado di distinguersi dalla massa, che d’astuzia gioca con la moda invasiva del mockumentary salvo prenderne immediatamente le distanze. Scelta coraggiosa e impopolare, l’ultimo McKee sembra concepito per dimostrare l’eccezionale estraneità filmografica di The Woman: essenziale, sporco e dal taglio indipendente; il contrario esatto di questo All Cheerleaders Die, che nel mainstream del video clip d’alta classifica si rispecchia, ripulendosi l’immagine come gli horror anni ’90, poco prima di vedersi spalancate le porte del blockbuster.

All Cheerleaders Die è lo Schegge di follia di Lucky McKee, il suo Spring Breakers: divertissment in due atti affidato alla maschera wicca di Sianoa Smith-McPhee, punto di riferimento autoriale di una pellicola a suo modo contenitore e in grado di mostrare quanta vita ci sia o possa esserci nel teen horror oltre Jennifer’s Body.

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