Provaci ancora, Tom: EDGE OF TOMORROW di Doug Liman
REGIA: Doug Liman
SCENEGGIATURA: Christopher McQuarrie, Jez Butterworth, John-Henry Butterworth
CAST: Tom Cruise, Emily Blunt, Brendan Gleeson, Bill Paxton, Noah Taylor
NAZIONALITÀ: Usa, Australia
ANNO: 2014
Nel 2012 il bellissimo Source Code aveva confermato il talento del figlio d’arte Duncan Jones, che dopo il debutto stellare di Moon si era dimostrato capace di gestire una cornice hollywoodiana con maestria e attenzione ai palpiti emotivi di un Jake Gyllenhaal meno cucciolone del solito. Ancora prima, nel 1993, Harold Ramis con Ricomincio da capo aveva firmato un cult sempiterno, designato regista e interprete come super padrini del giorno della marmotta, e consacrato la lunatica indole di Bill Murray. Oggi, Doug Liman, mestierante un po’ insapore ma efficiente (in The Bourne Identity e Fair Game), si accaparra una uber star come Tom Cruise, una squadra amica allo script (McQuarrie ha firmato Jack Reacher e Mission: Impossible – Protocollo fantasma con Tom, mentre i fratelli Butterworth il precedente film di Liman), prende in prestito la sci-fi di Source Code come, ovviamente, l’idea di Ricomincio da capo insieme al romanticismo di entrambi innestando – dalla light novel nipponica di partenza – il cortocircuito temporale (il loop del giorno che si ripete) nel filone bellico-fantascientifico che echeggia pure Transformers (robottoni alieni vs umanità, con motivazioni da videogioco). Senza dimenticarsi una presenza femminile, come ormai è consueto, dominante, guerrescamente più virile della controparte maschile, un personaggio in altri tempi sarebbe calzato a pennello alla Jolie e oggi va ad adattarsi alle forme seducenti e allo sguardo liquido di Emily Blunt.
In verità, l’unica novità di questo funzionante e godibilissimo macchinario spaccatutto è proprio Tom Cruise. Tom Cruise, alias Mr. Top Gun, Ethan Hunt, Jerry Maguire e via citando, che qui è un pivello della battaglia, un inetto assolutamente disinteressato alla gloria d’arme e alla morte per la patria, scaricato a forza (maggiore) nel suo peggior incubo in una maniera che solo la legge del contrappasso dantesca avrebbe potuto elaborare. Così, Edge of Tomorrow ci mette davanti non soltanto a una ripetizione temporale (e narrativa, ecc) ma a un’inversione del nostro immaginario che lo fa diventare, nella prima parte, quasi una cartoonistica parodia dell’eroe d’azione cruisiano. Vero che dall’esperienza circolare e dall’impellenza dell’essere l’unica speranza per salvezza umana viene forgiato e temprato e alla fine diviene un perfetto expendable, sacrificabile alla causa americana, con tanto di medaglia d’onore e retorica: ma quest’action immediato e fresco ha un ritmo talmente cazzuto, una scorrevolezza e una dinamicità e soprattutto una frequente autoironia così in palla che glielo lasciamo passare senza nessun rancore.