LO SCIACALLO – NIGHTCRAWLER di Dan Gilroy
REGIA: Dan Gilroy
SCENEGGIATURA: Dan Gilroy
CAST: Jake Gyllenhaal, Bill Paxton, Rene Russo
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2014
Louis non versa in condizioni economiche troppo favorevoli. Quando vede una troupe riprendere un incidente stradale cui si è trovato ad assistere per puro caso, capisce che si tratta di un’attività che può assicurargli un sostentamento e decide che quello sarà d’ora in poi il suo massimo obiettivo: battere il ferro finché è caldo per le strade di una Los Angeles livida ed elettrica, notte dopo notte, a caccia di incidenti, drammi familiari, omicidi e tragedie da filmare nella maniera più immediata e meno sottoposta a filtri, per poi rivendere il materiale a dei network televisivi. Questo sciacallo dell’immagine, interpretato da uno Jake Gyllenhaal nevrotico e spiritato, è un perfetto figlio della cultura digitale e della sua fame atavica di una presa diretta il più possibile sopra le righe, capace di catalizzare visualizzazioni sempre e comunque con la morbosità e con l’efferatezza e quasi mai con contenuti che non siano visceralmente impegnativi.
E’ un fenomeno, quello del citizen journalism nottetempo e d’assalto, che in una città come L.A. non conosce sosta. Dan Gilroy gli ha dedicato la sua opera prima, Nightcrawler – Lo sciacallo, mantenendo sulla materia un controllo saldo e impressionante, che tuttavia vive e pulsa incontrollato nella seducente fotografia di Robert Elswit e negli occhi di Louis: più che delle finestre sul mondo, dei portali di candida lussuria sui quali il bisogno del sangue e dell’evento (perché senza l’uno non c’è l’altro, quasi mai) ha l’effetto rinvigorente di una botta di adrenalina. Louis in apparenza sembrerebbe però un puro, un naif la cui coscienza è sempre insensibile, anche quando i suoi atti iniziano ad oltrepassare di parecchie spanne il limite del lecito. Sono le urgenze stesse dei media, dopotutto, a guidarlo, a sballottarlo e a farne un segugio. La sua è una volontà telecomandata e sedata, perché la sovrapposizione tra le richieste del mercato e chi quella domanda deve rintracciarla sul campo si è ormai completamente realizzata, ina una fusione così letale da rendere chi è preposto al rinvenimento della notizia un esecutore altrettanto glaciale, se confrontato con ciò che materialmente occorre per fare schizzare l’audience alle stelle.
Ecco perché il personaggio di Jake Gyllenhaal, una specie di Peeping Tom contemporaneo, anche quando sembra totalmente sovrano della sua iniziativa, che ben presto comincia anche a fruttargli molti soldi, non è in sé, ma si pone piuttosto come un alieno narcotizzato, una variante impazzita di se stesso, un avatar maniacale e distorto del buon reporter della porta accanto.Louis per il suo lavoro continua a chiedere sempre di più e ha in volto una luce sempre più malata, tanto che ci chiediamo perché da un momento all’altro non faccia saettare fuori dalla bocca la lingua avida di soddisfacimento personale. Prova a portare a letto il suo capo, interpretato da René Russo, col ricatto. E, ciò che è più grave e anche più significativo, la comunità di persone in cui Louis si inserisce non è in grado di salvarlo: perché quel ragazzo misterioso, meticoloso e sfrontato in quasi tutti loro accende una miccia, esercitando un fascino insieme attraente e respingente da cui è molto difficile dirsi immuni.
Il cancro di cui parla Nightcrawler non deriva dunque da un rivolgere lo sguardo solo e soltanto negli abissi della psicopatologia del suo protagonista. È frutto di una visione della realtà più sfaccettata e grandangolare, che non risparmia nessuno e della quale Louis incarna una delle linee guida fondamentali: l’assenza di compassione, il non guardare in faccia il prossimo, l’essere concretamente sul campo che però non gli impedisce di porre un velo di distanza tra sé e le cose, come se ciò che si ritrova davanti non gli appartenesse ma fosse solo un’entità numerica, un indice d’ascolto, un dato potenziale. Nel mondo di oggi, anche nelle posizioni che contano e non solo nell’implacabile macchina tritatutto che è il web, sono in parecchi ad agire così. Una prassi della quale Nightcrawler, attraverso una meravigliosa e tutt’altro che desueta confezione di genere, ci mostra tutte le conseguenze ineluttabili, complice anche un’ultima parte di grande potenza che fa venire tutti i nodi al pettine ma allo stesso tempo lascia il destino della vicenda e del suo protagonista appesi a un filo. In preda all’incertezza proprio come lo sono, di questi tempi, le sorti di tutti.