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Once upon a dream: MALEFICENT di Robert Stromberg

maleficent

REGIA: Robert Stromberg
SCENEGGIATURA: Linda Woolverton
CAST: Angelina Jolie, Sharlito Copley, Elle Fanning, Sam Riley
ANNO: 2014

Se c’è una cosa che rende figa una serie tv come Once upon a time – C’era una volta, non è tanto il fatto di aver trasportato una galleria di personaggi tratti dalle più celebri fiabe in un paesello degli Stati Uniti, quanto l’aver creato due villain come Tremotino e Regina, superando i confini tra gli strettisimi ruoli di buoni o cattivi, un fatto non così scontato se considerato un contesto come quello dei fairy-tale, in cui i limiti sono fissati dalla tradizione. Se in questo caso, ancora una volta, la televisione ha anticipato il cinema, allora Maleficent di Robert Stromberg può essere considerato, finalmente, il primo (ottimo) esemplare di una fiaba modernizzata da grande schermo. Sia chiaro che vogliamo molto bene a Scar, Ursula, Ade e Jafar, ma evidentemente i tempi sono cambiati, e la Disney ne ha saputo cogliere l’essenza creando l’unico possibile villain al giorno d’oggi: non più icona di malvagità, quanto personaggio a tutto tondo, perennemente conteso tra il sole e l’ombra che proietta. Stromberg, quelle evanescenze, ce le fa sentire tutte, sia l’infinitesimale fascino del male che il richiamo di un possibile bene, appoggiando il grosso del lavoro sulle spalle di Angelina Jolie. Non fatevi ingannare dalle apparenze: gli effetti speciali sono bellissimi, saturissimi ed edulcorati, ma il cuore pulsante dell’operazione è proprio lei, qui immensa nella sua impassibilità, mentre gioca tutto su piccolissime e leggere sfumature. Ricoperta di make-up e digitalmente ritoccata, l’anima di Malefica è nei piccoli movimenti quasi impercettibili di quel viso distaccato: un sorriso a malapena accennato, una lacrima trattenuta, l’ennesima smorfia come maschera di una donna avvolta dalla malinconia. Dopo Frozen, Maleficent è un nuovo passo disneyano verso l’abbattimento degli stereotipi creati proprio dalla casa di Topolino nel corso dei decenni, mantenendo comunque i classici ingredienti per la riuscita di un film che possa scaldare il cuore sia di grandi che piccini, dal buonismo alla comicità dei personaggi secondari, qui rappresentata dalle tre stupidissime fatine ma anche dal fido compagno Fosco. Se ne stiano a casa i cinici disillusi frustrati mestruati: in questa pellicola, nuovamente, è solo una questione di credere nel bacio del vero amore o meno, di essere disposti a sognare oppure no. E mentre noi siamo immersi nella fantasia più dolce ed enfatica, ecco partire le note di Once upon a dream, composizione fiabesca trasformata da Lana Del Rey in un inno funebre: ennesimo spettrale colpo di genio.

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