#4 QUESTIONE DI TEMPO di Richard Curtis: «Per quanto tempo è per sempre?», «A volte, solo un istante»
REGIA: Richard Curtis
SCENEGGIATURA: Richard Curtis
CAST: Domhnall Gleeson, Rachel McAdams, Bill Nighy, Margot Robbie, Tom Hollander
NAZIONALITÀ: UK
ANNO: 2013
Come regalo per i suoi vent’anni, Tim riceve dal padre Bill Nighy la rivelazione di una specialità che si tramanda nella loro famiglia di generazione in generazione: quella di poter viaggiare indietro nel tempo. Tim, post-adolescente, imberbe e impacciato, ovviamente s’ingegna a sfruttarla per conquistare la bionda troppo carina in vacanza con loro. Il superpotere ahimè floppa, ma gli verrà in aiuto anni dopo, quando il palleggio spaziotemporale nel rincorrere l’amore della sua vita gli frutterà impagabili gesta da eroe romantico.
Perché sarà pure il freddo e arido ventunesimo secolo, ma Richard Curtis (adorabile papà di Love Actually e penna delle antologiche dichiarazioni di amore eterno in Notting Hill e Quattro matrimoni e un funerale) non rinuncia a un’ultima zampata da vero sentimentale costruendo una pellicola che è un bellissimo dono. Impreziosita da uno script impeccabile, da momenti imperfetti di miracolosa perfezione (la stupenda sequenza del matrimonio scombussolato dal vento e dalle note di Il mondo di Jimmy Fontana), da un colpo di scena paranormale che più realistico non si può, e da una chiusa strappalacrime, che celebra l’amore in tutte le sue forme e apparizioni (l’incontro finale tra padre e figlio, di superba commozione).
È un regalo, Questione di tempo, è (l’ennesimo, da parte di Curtis) gridare ai quattro venti il power of love, un sentimento glorioso nella sua ciclicità, una normalità che si fa epica nella sua routinesca irripetibilità, un sentimento febbrilmente quotidiano persino quando è ritoccato dall’elemento fantasy. Elemento che qui assume contorni di goffaggine e maturità, che è percorso di educazione sentimentale, magia “che richiede sempre il suo prezzo”, incantesimo che non può comunque salvarci la vita, ma forse il cuore sì, almeno un po’. Proprio come questo film.