Road to Venezia 69
Forse, ciò che ci mancherà di più dell’era Müller è il suo continuo lanciare sfide, cercando di andare oltre-visione, proiettato verso il presente buco nero già futuro del cinema ormai tutto e nulla, espressione osmosi autocombustibile ma ermafrodita, capace di inserire nei suoi concorsi autori come Sion Sono e Jia Zhangke, De La Iglesia e Miike, Soi Cheang e Jaco Von Dormael, addirittura uno zombie movie di Romero e uno Tsukamoto più sadico che mai. Consapevolezza che il cinema passa tra le viscere carnali, lo psicosi celato di ogni cinefilo sognatore segaiolo. Nella nuova gestione Barbera invece, almeno sulla carta, l’impressione è di trovarci davanti una mostra che fa passi indietro, cercando territori sicuri, neutrali, per non dire classici. Il neo-direttore, insomma, pare andarci molto cauto, scegliendo di tenersi le certezze piuttosto che cercare una nuova leva o direzione, uno scavo oltre la superficie di un bollino accademico, di una medaglia assicurata, fatta a computer e non con le vene e lo sperma.
Autori blindatissimi come Malick e P.T. Anderson, probabili capolavori ma anche in caso contrario, vietatissimo parlarne male. Kitano e Kim Ki-duk, che sono forse i due autori asiatici più rassicuranti per la critica nostrana (ci mancava solo Zhang Yimou) perchè a quanto pare l’ultimo bellissimo Sion Sono (che siamo certi sarebbe stato immediatamente messo in concorso da Müller) è stato trovato palloso dai nuovi selezionatori. Addirittura Robert Redford fuori competizione, della cui carriera come regista ci eravamo sinceramente scordati. E Mira Nair chi cazzo l’ha mai inculata (forse è il film d’apertura con meno attesa e hype da almeno 2 decenni). Scorrendo il programma, la sorpresa potrebbe essere il ritorno di Harmony Korine, che anni fa fotografò l’era freak dei sobborghi americani di Gummo, e soprattutto un Brian De Palma di nuovo impegnato a virare verso il nerorosso dei suoi thriller. Il resto sembra uscito dal Festival di Berlino, il mare di sconosciuti, che se sulla carta è quanto di meno stimolante possa esserci, forse su schermo potrebbe tradursi in una fila di ottime opere dietro l’altra. Noi lo speriamo con tutto il cuore, e per questo, anche quest’edizione seguiremo la Mostra con voi e per voi. Peace.