SACRO GRA di Gianfranco Rosi – Leone d’oro Venezia 2013
REGIA: Gianfranco Rosi
NAZIONALITA’: Italia
ANNO: 2013
IL DOCUMENTARIO È MORTO E NON ESISTE PIÙ
Il primo errore è stato dargli il Leone D’oro. Non tanto perchè è un brutto film (anzi, sotto molti punti di vista, quello di Gianfranco Rosi è un’operazione interessante e affascinante), ma semplicemente perchè la struggente esasperazione di Stray Dogs (Tsai Ming-liang) e la disturbante perversione di Miss Violence (Alexandros Avranas), per non parlare dello chabroliano Tom à la ferme (Xavier Dolan), sono decisamente film più belli.
Il secondo errore è stato considerarlo un trionfo per il documentario, fatto sottolineato con euforia da praticamente tutti i quotidiani. Al contrario, Sacro GRA ci dimostra invece come il documentario si sia arreso davanti alla forza del cinema di «finzione», uscendo dai propri luoghi comuni e dai propri tratti distintivi, fino ad annullarsi. Tenendo conto della vecchia massima hitchcockiana, «Nel cinema di finzione, il regista è Dio; nel documentario, Dio è il regista», allora bastano pochi minuti di Sacro GRA per capire come il regista si sia sforzato ad essere più autorevole e potente di Dio, quasi come se il documentario si vergognasse del proprio status e cercasse perennemente di sfuggirgli, ad inseguire una forma che somigli ad una composizione il più possibile costruito, fittizio. Ecco perchè l’opera di Gianfranco Rosi sembra tutt’altro che documentaristica: casomai, appare più come un racconto corale di svariati personaggi ognuno con la propria storia, pezzi di vite accennate e sfumate come in certi lavori di Jia Zhangke, non necessariamente virati verso il più crudo neorealismo, quanto nella morbosa attrazione verso i freak pasoliniani, tra mignotte e nobili conti, immigrati aspiranti dj e transessuali. Rosi inquadra con l’invisibilità di un voyeur senza lasciare commenti o spiegazioni, ma è attraverso il montaggio di Jacopo Quadri (fido editor anche per Bertolucci, e qui saltano fuori gli inciuci) che compone il suo puzzle narrativo, la sua storia, la sua finzione. Sacro GRA è un documentario solo nelle intenzioni e nel pressbook, vedere le sue immagini scorrere su grande schermo è cinema nel senso più tradizionale, costruito, assemblato, manomesso, con attori presi dalla strada che improvvisano la messa in scena della propria vita quotidiana, in una nuova lezione di Actors Studio.