SEX & ZEN 3D: EXTREME ECSTASY di Christopher Sun
REGIA: Christopher Sun Lap Key
SCENEGGIATURA: Mark Wu, Stephen Shiu, Stephen Shiu Jr
CAST: Saori Hara, Leni Lan, Vonnie Lui, Yukiko Suô, Hiro Hayama
NAZIONALITA’: Hong Kong
ANNO: 2011
USCITA: 30 settembre 2011
T.O: 3D rou pu tuan zhi ji le bao jian
GUARDARE, MA NON TOCCARE (O QUASI): TETTE ORIENTALI DI UN’ALTRA DIMENSIONE.
Dimenticarsi lo sguardo disincantato e un po’ tonto di Lawrence Ng, mentre si faceva trapiantare un membro di cavallo per potenziare le sue potenzialità erotiche, è quasi impossibile per chiunque si sia divertito come un folle davanti a quel manuale dell’eccesso che era Sex And Zen: Il tappeto Da Preghiera Di Carne (1991), folle epopea di scariche comiche e amplessi che mettono a dura prova le leggi della fisica.
La bellezza di un film così pecoreccio, eccessivo e spudoratamente di basso profilo stava nel gusto dell’osare, nel non aver paura di andare oltre, come, del resto, il cinema di genere dell’ex colonia inglese è abituata ad offrirci da oltre trent’anni.
Il suo successo ha dato il via ad una serie con un riscontro di pubblico senza eguali: due seguiti che lanciarono le carriere di superstar comeShu Qi, per fortuna datasi a cinema di ben altro livello (musa ispiratrice di Hou Hsiao-Hsien) e, ora, un sequel/remake che suona come un kolossal: 2 ore abbondanti di tette stroboscopiche, con un budget considerevole e in grado di spazzare via dal box office asiatico una porcata onnipresente come l’Avatar di Cameron. L’hype creatosi attorno all’opera è diventato quasi assordante: orde di cinesi continentali che raggiungono Hong Kong solo per poter godere di questo film proibito e pubblicità furbetta che lo presenta come il primo softcore asiatico in 3D, con conseguente esplosione di trionfi al botteghino. Un chiacchericcio senza sosta che è riuscito a convincere persino una distribuzione schizzinosa nei confronti del cinema Orientale come quella Italiana, portandolo nelle sale a pochi mesi dall’uscita in patria.
Ma cos’è Sex And Zen 3D: Extreme Ecstasy? Innanzitutto, non è nulla che lo spettatore memore della saga non abbia già sperimentato: mix baraccone e coloratissimo di bellezze asiatiche assortite, discinte star del sottobosco softporno e modelli all’opera, un po’ di becera comicità, un’ambientazione in un passato quasi idilliaco e azione. Eppure, nonostante punti ad un divertimento senza pensieri, questo nuovo capitolo è destinato a deludere.
È stanco, tirato per le lunghe, abbastanza noioso in più momenti e per nulla originale, con una sceneggiatura che, già dopo neanche mezz’ora di film, dimostra di avere il fiato corto, trascinandosi stancamente verso un epilogo confusionario.
Il grosso problema del film è, paradossalmente, quello di non riuscire nell’intento del primissimo, ormai storico, capitolo: osare. Osare all’eccesso, diventare quasi rivoluzionario nella sua intesa apocalittica del sesso, che porta al riso incontrollato, ma anche a riflessione. Al contrario, Sex And Zen 3D non è altro che un rincorrersi continuo di amplessi poco ispirati, spesso forzati, di sequenze che vorrebbero divertire, ma che falliscono sedutastante, e di rimandi al primo capitolo (l’amputazione del membro del protagonista poco dotato, con conseguente trapianto di membro d’animale, l’amplesso a mezz’aria, con catena), copiati con la carta carbone, inquadratura per inquadratura.
Non bastano, inoltre, le faccette scomposte di un comunque simpatico Hiro Hayama per eclissare gli sguardi innocenti di Lawrence Ng, non basta un’esplosione di colori e di passione per fare un film. Sex And Zen 3D non è orrendo, ma è semplicemente una riproposizione di quanto già detto più volte, ma svuotato completamente di un’anima ludica necessaria per questo tipo di film e alla base dell’intera saga, e, pur raccontando tanto ed essendo veloce nel ritmo, finisce con lo stancare, persino quando raggiunge qualche spunto intrigante (le perversioni con il latte materno) o in svolte inaspettate nel cupo sadismo.
Si apprezza, comunque, la cura di una confezione impeccabile, con una regia raffinata ed elegante, che sa sempre dove posizionare l’occhio della cinepresa e una fotografia che predilige i colori caldi, piombando negli abissi dell’erotismo più feroce, coinvolgente ed infernale.
Tuttavia, mancando della freschezza tipica del cinema hongkongese e finendo, tristemente, nei facili effetti del 3D con mani e tette che bucano letteralmente lo schermo e volanti membri di bue che colpiscono la folla, Sex And Zen 3D fa troppo presto a cadere nel kitsch e nel dimenticabile. Peccato.