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Split di M. Night Shyamalan: the broken are more evolved

split

REGIA: M. Night Shyamalan 
SCENEGGIATURA: M. Night Shyamalan 
CAST: James McCavoy, Anya Taylor-Joy, Haley Lu Richardson, 
NAZIONALITÀ: Stati Uniti d’America 
ANNO: 2016

 [In attesa del prossimo film di M. Night Shyamalan]

Tra bambini perseguitati, tra disgraziati abusati, ci si riconosce: le stimmate del trauma, quasi un marchio d’appartenenza a uno stesso sporco mondo (o a una specie, secondo il protagonista, superiore), significano che si merita di sopravvivere a un nuovo orrore, perché si è stati in grado di vincere quello passato.

Decisamente il momento più folgorante, sorprendente e a suo modo struggente dell’ultimo incubo di M. Night Shyamalan, che si muove slabbrato e perturbante nel campo minato del b-movie autoriale, ma a testa alta, frapponendo la maturità di un regista audace alle inverosimiglianze sulle soglie del ridicolo di una storia dalle metafore ingombranti e una morale che rischia d’esser spiccia.

La storia di Kevin, che per sventare un’autodistruzione portata dalla crudeltà materna sviluppa 23 personalità tutte diverse e tutte volte a proteggerlo, in qualche modo colmando il vuoto genitoriale ma cadendo nello stesso errore di lei (invadendo cioè la reale identità del giovane), s’incrocia con quella di una ragazzina piagata che ottempera al ruolo di Final Girl suo malgrado, forte unicamente della violenza (l’unico insegnamento impartitole da uno zio deviato) e dell’abitudine all’oppressione. E così la fiaba dark di un fantasma perduto in un labirinto mentale selvaggio, di un protagonista perennemente e sfrontatemente a cavallo tra i generi (il freak e l’innocente, la Norma Bates e l’american psycho, la bestia e il supereroe, figure caricaturali tra l’horror e il thriller, tra l’edipico e il dramma psicologico, fino ad arrivare all’hero movie distorto), si apre a squarci di umanità straniata e straziata, a zone di luce che eleggono a re e regine outsider incompresi, per non restare soli in una stanza troppo fredda, per provare almeno qualche istante a non morire.

 

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