a cura di Alessandro Tavola
Il piacere è nell’immaginare il piacere di Kore’eda stesso, più che nel darci a personaggi i cui destini rimangono, dopotutto, secondari.
a cura di Laura Delle Vedove
La personalità netta del regista vivifica un film che marchia a fuoco un’intelligenza, un'umanità prima che artistica, di grado assoluto. Kore’eda abbraccia tutto il mondano con un atteggiamento panista che lo eleva dal mero e sempre più infelice estetismo.
Il lavoro più metafisico del regista, a tratti commuovente e impalpabile, sotto l’effigi di una classica, composta, elegante e magniloquente regia, in grado di esporre la complessità mosaicata di un tutto inconoscibile.