a cura di Luca Lombardini
Giunta alla terza prova dietro la macchina da presa, Marina de Van si conferma regista incline a un cinema psichiatrico, da mente disturbata e licenzia una pellicola che non ha nulla da invidiare ai nomi celebri della nuova onda francese, perfettamente in linea con le sue due precedenti opere.
La virtù di Shadow Dancer è quella di farsi universale attraverso la sottrazione, merito dell'acume di Marsh, così da evitare la trappola autoreferenziale della semplice cronaca, primo […]
a cura di Chiara Pani
La messa in scena è rigorosa, forte di uno stile atipico che dimostra un innato talento per le immagini, con trovate registiche efficacissime che […]