VENEZIA 2010 – Giorno 1: escrescenze cutanee

Paiono rigenerarsi man mano, le barriere al Lido: la distanza (isola dell’isola, come fosse una Repubblica cinematografica) si somma alla burocrazia che si somma all’inettitudine plus un’idea tecnologica ferma pressochè alle Torri Gemelle; uno scontro brusco con una vivibilità che sembra toccare il fondo con maggior fretta, con una nevrosi collettiva e un’aria violenta come fosse l’ennesimo giorno dell’edizione precedente e non il primo di questa. Non si smetterà mai di lamentarsi, anche se in realtä si sta migliorando, anche se, ad ogni modo:

Fumando per poi abbandonarsi al Film d’Apertura, e alle esagerazione che tendono ormai a regnare. Senza sonno, solo sogni (con gli occhi rossi (di Natalie Portman)).


BLACK SWAN di DARREN ARONOFSKY (IN CONCORSO – FILM D’APERTURA)
Apertura: carnale e letterale, la piu’ macellaia e perversa, nonchè incantevole, avvolgente, paranoide, soffocante degli ultimi anni. Black swan è un dolce oblio, un lucido ed impietoso Nero da cui forse è impossibile uscire totalmente, il paragone inespugnabile per tutti i prossimi film in concorso (nonchè, a caldo, il miglior film d’Aronofsky): si preannunciano abuliche parabole discendenti. Parapsicosaffothriller (e tutti gli agglomerati fin’ora visti in giro, tutti giusti) sporco di Carax (e quindi di 90′s) e Polanski, ma prima di tutto il più grande sguardo in fondo al cesso (dell’esserci (che potesse esserci dato)).


LA BELLE ENDORMIE di CATHERINE BREILLAT (ORIZZONTI)
Bella addormentata et Alice in Wonderland, non mescolate o remixate, ma solo date alle mani della Breillat per risultati nulli. Affascina come il digitale, quando pover(issim)o, si sublimi nel kitch meno convinto (quindi opaco, come capitato lì incosapevolmente); come certi baci rubati che non (ci) fanno mai male, ma vagano, in attesa che passi un film a dar loro carne. E non solo dolci a forma di cazzo.


LEGEND OF THE FIST: THE RETURN OF CHEN ZHEN di ANDREW LAU (FUORI CONCORSO)
Addolcente pillola, oriente popolare, che d’inopportunamente noti dà preciso antipasto a Machete: se c’è costante nel cinema di Andrew Lau, è la disarmonia sovrana, il pastiche troppo spento e troppo veloce, come d’un action dai pensieri immobili, raccolta di tutto ma coltivazione di niente – se non coreograficamente.


MACHETE di ROBERT RODRIGUEZ & ETHAN MANIQUIS (FUORI CONCORSO – FILM D’APERTURA DI MEZZANOTTE)
Secondo, forse terzo, film fatto di carne e per la carne e le carni: una Sala Grande infuocata a stadio, applausi ogni dieci minuti. il circo Rodriguez è forse la maggior traccia, fin’ora, del mutare festivaliero (che da anni ormai è in procinto ma non si può sapere quando finirà). Planet Terror rigurgitato, accademia dell’action, sinceramente B (accozzato montaggio in primis), dove cinematograficamente è solo l’azione e tutto il resto spazio vuoto. Grazie Muller. Grazie Lucky Red. 

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