VENEZIA 2011 – Cuori in concorso
«NO CREDIT, NO EXCHANGE, NO REFOUNDS.»
Certo non rimane che questo: titoli, nomi, link, cuoricini/oni/igni e magari qualche foto. «Nessun credito, nessun cambio, nessun rimborso» come viene detto al protagonista di Dark Horse di Todd Solondz (tra)sognante – troppo tardi – qualcosa di simile ad una vita riparatrice. L’abbiamo detto in questi giorni, finalmente venuta alla luce in mirevole medietà: la Mostra migliore almeno da quando esistiamo (dal 2005) per compattezza mai pesante. Mancano i capolavori improvvisi (chè Capolavoro è status di partenza per un qualsiasi Sion Sono e di moltiFriedkin), le ascese mistiche e gli aborti insalvabili (se non un paio di titoli, (ir)rispettabili per autorialità post-facelo come Un été brulant o dall’autorialità assente come Quando la notte), ma tutto è vario e variabile: classifiche mentali che si sgretolano immediate perchè i paragoni hanno punti di scontro troppo deboli, con l’apocalisse di Abel Ferrara (e prodotta da Pablo Larrain) che nulla ha a che fare col Pollo alle prugne di Marjane Satrapi; il nascondersi degli angoli di David Cronenberg con l’annullarli proprio, gli angoli, di Johnnie To, e così via, e così sia.
Una Selezione polifonica che Muller potrebbe mettersi a sbandierare nudo dal punto più alto del Palazzo del Cinema fiero. Lo sbudellamento esistenziale di Sokurov come il lavoretto levigato di Tomas Alfredson, il silenzio ricco di People mountain people sea come il Cinema da sgranocchiare di Ami Canaan Mann. Qualsiasi radiazione, contaminazione o avvelenamento: dal Cinema non si sfugge. Servono ettolitri aggiuntivi di sangue, giornate di sessanta ore e occhi in ogni punto del corpo: il Cinema è ovunque, non finisce mai (anzi: cresce, come radici che sfondano i marciapiedi), e Muller ne ha cristallizzato almeno un decennio in dieci giorni, coi suoi esemplari (talvolta inestimabili), reiterando l’abbattimento del muro che voleva l’autorialità come consunta e compassata, senza alcuna sorta di rivalutazone o ripescaggio, ma con l’unica cosa che si potesse fare, allargare lo sguardo (anche oltre gli Orizzonti), dei generi, delle provenienze, dei nomi, dei contenuti (da far rarefare), dei miti, dei sapori.
Di crediti, cambi o rimborsi non ce n’è bisogno.
IN ARONOFSKY WE (STILL) TRUST
E’ un sintomo: il Leone d’Oro è l’unico film su cui chi scrive non s’è espresso veramente, e chi di noi l’ha adorato ha detto di non riuscirne a scrivere, di non averlo ancora metabolizzato. “In Aronofsky we trust”, e Aronofsky c’ha dato un bel punto interrogativo, che ha come risultato il continuare di questa fiducia – aldilà dell’essere Sokurov già SOKUROV e del fatto che i capogiuria tendono a non premiare propri consimili (ma c’è qualcuno di simile ad Aronofsky?).
Il Premio della Giuria a Terraferma di Crialese è la megamarchetta italiana, aiutata forse da qualche esotismo di grana grossa (ma speriamo di no).
Il Leone d’Argento a Cai Shangjun è il tripudio della giustizia, quello del Cinema del non-detto hardcore che riesce a portarsi avanti senza un’autentica vicenda, ma tutto nelle mani del proprio regista.
La violenza psicofisica di Sion Sono è fierezza positivista, con l’Osella andata ai suoi protagonisti.
Le Volpi a Michael Fassbender (per Shame) e a Deanie Yip (per A simple life) sono accolte come una semplice apertura di finestra in una stanza dall’aria appestata, un gesto semplice, aspettato, necessario.
Ma dicevamo: titoli, nomi, link, cuoricini/oni/igni. Rimane la lapide dei voti (coi rispettivi link al diario veneziano) non così differente da dei titoli di coda, la pietra tombale della Mostra e di Muller ( o forse no), per commemorazione diuturna.
Concorso Venezia 68 (in ordine d’apparizione)
tommaso barbetta |
nicola cupperi |
alessandro tavola |
paolo villa |
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The ides of march George Clooney |
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Saideke balai (Warriors of the rainbow) Wei Te-Sheng |
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Carnage (e qui la recensione) Roman Polanski |
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Un été brulant Philippe Garrel |
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A dangerous method (e qui la recensione) David Cronenberg |
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Alpis Yorgos Lanthimos |
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Poulet aux prunes Marjan Satrapi e Vincent Paronnaud |
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Shame Steve McQueen |
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Terraferma (e qui la recensione) Emanuele Crialese |
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Dark Horse Todd Solondz |
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Tinker, tailor, soldier, spy Tomas Alfredson |
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Tao jie (A simple life) Ann Hui |
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Himizu (e qui la recensione) Sion Sono |
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Wuthering Heights Andrea Arnolds |
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4:44 last day on earth Abel Ferrara |
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People mountain people sea Cai Shangjun |
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Quando la notte Cristina Comencini |
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Hahithalfut (The exchange) Eran Kolirin |
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Faust Aleksander Sokurov |
♥♥♥ | in sospeso | ♥♥♥♥♥ | |
Killer Joe William Friedkin |
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L’ultimo terrestre Gian Alfonso Pacinotti |
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Texas killing fields Ami Canaan Mann |
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Duo mingjin (Life without principle) Johnnie To |
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