The Nightingale – Jennifer Kent: Tutto il porno minuto per minuto
Regia: Jennifer Kent
Sceneggiatura: Jennifer Kent
Cast: Aisling Franciosi, Sam Claflin, Baykali Ganambarr, Damon Herriman
Anno: 2018
Produzione: Australia
Al netto degli eccessi degli insulti urlati a fine proiezione (accettabili solo in considerazione di “reazione istantanea ed impulsiva”, condannabile sotto tutti gli altri punti vista, in primis quello dell’utilizzo goffo e manchevole del linguaggio, cosa su cui andrebbe aperta una parentesi troppo lunga – ma poterlo fare sarebbe de puta madre), c’è ben poco di positivo da dire su The Nightingale.
Se già Babadook nel 2014 appariva come un “fortunato evento” in cui inventiva, budget limitato e il mix di una vicenda sospinta e di una certa forza iconografica miracolavano un horror leggermente al di sopra della media, adesso Jennifer Kent, a mano libera, mette in scena la sua personalissima sagra dello spiattellamento, in tutti i sensi.
Una visione pornografica della narrazione, un deprimente approccio visivo alla violenza, una deprecabile concezione delle dinamiche, un irritante e spesso ridicolo senso intellettuale ed intellettivo: The Nightingale è un film offensivo per tutti. Questo perché Jennifer Kent non si limita a fare il revenge movie di turno ma si autoproclama paladina di “significati (più) alti”, si incensa nel redigere un teatro dell’orrore il cui tenore giace a metà tra il compiaciuto e il tracotante, si ingozza di significati e metafore che non riesce nemmeno a gestire. Ed è tutta una questione di regia, perché lo script è quello di un puro e semplice revenge (d’ambientazione ottocentesca, come si usa fare adesso), un genere di per sé perfetto, forse uno dei più cristallini, che permette la quasi totalità delle volte alla regia di parlare per immagini.
L’elemento più agghiacciante è come Kent si sostituisca da subito ai personaggi, rendendoli dei semplici burattini, strillando e sbraitando visivamente al posto loro, indugiando prima sulle violenze e sulle vessazioni subite dalla protagonista, poi su quelle del riscatto, trattandole come se fossero la stessa identica cosa, vanificando ogni significato. Quella che con tutta probabilità è una ricerca morale mal gestita, finisce con l’essere uno starnazzo privo di fondamenta e argomentazioni, uno sgraziato urlacchiare reiterato per più di due ore, ingombrante quanto fracassone.