I PREDATORI di Pietro Castellitto
Regia: Pietro Castellitto
Sceneggiatura: Pietro Castellitto
Cast: Massimo Popolizio, Giorgio Montanini, Pietro Castellitto
Anno: 2020
Produzione: Italia
Checché se ne possa dire, Pietro Castellitto ha un’idea chiara di cinema, o perlomeno di [come si fa un] film o, ancora, perlomeno di [cosa vuole mettere in] un film. A partire dal titolo, passando per la struttura frammentata e con un sense-nonsense che cuce il tutto, i suoi predatori vivono in una favola urbana grottesca, pronti a dare il peggio, carichi abbastanza da essere del tutto personaggi.
Senza la pretesa – deo gratias – di voler essere quello spaccato sociale che per dire A, B e C mette in scena A, B e C (wow), Castellitto Jr sceglie accuratamente i pezzi della sua macedonia. Presi i tipi umani e condensati come se fossero articoli di cronaca (principalmente nera), li scrive e li descrive, li sporca, li unge, ipotizza il loro peggio e li dà in pasto alla narrazione.
Personaggi rozzi e grotteschi inseriti in una narrazione meccanica e puntuale, forse troppo, perché la struttura di incastri è talmente rimarcata da risultare preponderante rispetto alla vicenda, con il valore di quest’ultima che rimane subordinato allo scheletro complessivo del film.
Il pregio de I Predatori rimane quello del non lasciare niente al caso, di essere cinema pensato e ragionato per essere tale e nulla più, quel cinema della risata disperata e del sorriso storto, quello dei cattivi pensieri e del ritrovarsi ad affrontare il “tremendo” accogliendolo a braccia aperte, domandando una distorsione morale allo spettatore, chiedendo di ragionare e di fruire di ciò che accade nel modo più corrosivo possibile.
Un invito quasi impossibile di questi tempi.