THE LOST DAUGHTER di Maggie Gyllenhaal – Recensione
Regia: Gabriele Mainetti
Nazionalità: Italia
Cast: Olivia Colman, Jessie Buckley, Dakota Johnson, Peter Sarsgaard
Chi scrive non ha letto il romanzo, ma (dal panettiere) ne ha sentito parlare unicamente bene. E se il flusso di coscienza di Elena Ferrante sembra prestarsi a infinite trasposizioni e rielaborazioni in virtù della sua forma, questa di Maggie Gyllenhaal ci arriva come una delle più abbozzate possibile. “Di certo non è facile”, ovviamente. Ma The Lost Daughter è un film esile, mancante di equilibrio, disordinato. Il suo andare in modo disparato per flashback, il suo soffermarsi su particolari piuttosto che su altri e la sua auspicata semplicità ne sanciscono il fallimento.
Perché la cattiveria e i lati oscuri sono difficili da celare e svelare e il film sembra provare a fare proprio questo: come un crepuscolo (o un’alba) vuole definire un ritratto graduale, in cui gli elementi cardinali ci arrivano flebilmente man mano, in modo quasi impercettibile, finché non ci accorgiamo di avere davanti il quadro completo.
Maggie Gyllenhaal tenta, ma fallisce, nel momento in cui non riesce a trovare il giusto dialogo tra le parti. il suo vuole essere uno sguardo neutro, ma arriva infine ad essere unicamente goffo.