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VIA CASTELLANA BANDIERA di Emma Dante – Coppa Volpi Venezia 2013

via castellana bandiera emma dante venezia 2013 (2)

REGIA: Emma Dante
CAST: Emma Dante, Alba Rohrwacher, Elena Cotta
SCENEGGIATURA: Emma Dante, Giorgio Vasta
NAZIONALITA’: Italia
ANNO: 2013

DUEL DI SPIELBERG, MADE IN SICILIA

Via Castellana Bandiera. Quartiere Montepellegrino. Palermo. Due macchine si fronteggiano senza che nessuna delle due conducenti voglia cedere il passo all’altra. Su una ci sono Rosa e Clara, coppia in crisi, sull’altra la famiglia Calafiore, numerosa e variegata.

Emma Dante, regista teatrale di grido e scrittrice, approda anche alla settima arte. A differenza di tanti suoi colleghi teatranti che si cimentano nel cinema con risultati scadenti, lei non delude. Il suo teatro è quanto di più anticinematografico ci possa essere, basato sul gesto scenico, sulla fisicità da palcoscenico, su monologhi e narrazioni. Ma la regista sa capire perfettamente la specificità dei diversi linguaggi, non filma il suo teatro ma realizza qualcosa di nuovo, vincendo la scommessa.

Della sua arte e della sua poetica, in Via Castellana Bandiera, c’è soprattutto quella sicilianità che ha contraddistinto i suoi spettacoli storici (Mpalermu, Carnezzeria). Ma la forza del film è quella di mettere in scena al contempo una situazione universale, archetipica, metaforica: un confronto, un duello che si gioca sulla minaccia, sull’orgoglio, sulla determinazione a non essere quello che recede. Un duello prima di tutto mentale, come ironicamente suggerisce la regista mostrando, ma solo verso la fine, gli ampi spazi in altri punti di quella strada che avrebbero consentito ampi margini di manovra. Un confronto quindi forse più cercato che subito, come valvola di sfogo di tensioni e nevrosi latenti, una singolar tenzone che comunque non esplode: la schermaglia tra due pistoleri di un film western che rimangono a scrutarsi, a fronteggiarsi, a esibire la pistola nella fodera senza arrivare mai a estrarla. E i duellanti sono anche provvisti di armatura, l’automobile, involucro metallico dell’uomo moderno. Sembra di tornare a Duel di Spielberg, ma stavolta ad armi pari, la Multipla contro la Punto, in un contrasto che è anche sociale: da una parte la coppia lesbica, segno di modernità, dall’altra la famiglia chiassosa e caciarona. Due anime di una Palermo sospesa tra progresso e tradizione.

La Dante realizza uno stato delle cose palermitano, un film che si incentra sulla stasi narrativa, sull’attesa, sul senso di stallo, dimostrandosi così anche originale e innovativa per la settima arte.

Avendo citato Duel, il primo film di Spielberg, auguriamo alla Dante un’altrettanta carriera in salita nel cinema, evitando però di infilarsi in un budello come succede ai suoi personaggi.

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