VIZI DI FAMIGLIA

REGIA: Rob Reiner
CAST: Kevin Costner, Jennifer Aniston, Shirley MacLaine
SCENEGGIATURA: Ted Griffin
ANNO: 2005


A cura di Elvezio Sciallis

BRUTTI VIZI NON RIPAGANO

Che la commedia americana sia ormai solo lo sbiadito spettro di quella di qualche lustro fa è un dato ormai consolidato, eppure stupisce e addolora vedere quella che poteva essere una idea tutto sommato interessante scivolare velocemente nei territori della mediocrità e dare vita a un lungometraggio indeciso fra diverse direzioni e incapace di graffiare, di far ridere o intenerire.

L’occasione era di quelle ghiotte: tornare, a distanza di quasi quaranta anni (!) dalle parti di Pasadena e zone limitrofe per indagare sulle sorti dei personaggi che avevano ispirato romanzo e film de Il Laureato. Aggiungete a questa idea di partenza la presenza di un regista versatile e navigato quale Rob Reiner dietro la macchina da presa, un cast di tutto rilievo (Jennifer Aniston, Kevin Costner, Shirley MacLaine e Mark Ruffalo) e capirete come le premesse fossero più che positive.

Purtroppo la sceneggiatura di Ted Griffin (Ocean’s eleven, Il genio della truffa..) affoga fra nostalgia, citazionismo e “vorrei-ma-non-posso” risolvendosi in alcuni duetti che appaiono azzeccati più per le qualità degli attori coinvolti che per la brillantezza dei dialoghi. Incapace di operare una seria critica di costume, impossibilitato a elevare il tono dell’umorismo oltre un certo livello e inadeguato a confrontarsi con un titolo così importante come Il Laureato, il lungometraggio di Reiner si trascina attraverso una serie di scene che non fanno altro che dipingere una moltitudine di persone costantemente pronte a farsi del male per poi scusarsi il minuto dopo e scrollarsene il ricordo come se nulla fosse accaduto. Nel tentativo di dipingere con efficacia una società vuota, gossippara e annoiata come quella dell’alta borghesia di Pasadena, il film stesso diventa vuoto, gossipparo e annoiante.

Reiner tenta di correre ai ripari con il treno già in corsa e devia prima nei territori della commedia romantica e infine sui registri della storia amara e strappalacrime ma ogni giro di vite è uno strappo in più in uno script già vacillante. Da far tremare i polsi la scena nella quale, durante un pranzo di gala, si parla di grandi film del passato (Il Laureato, appunto, ma anche Chinatown e altri…) e ci si chiede come mai certi film non vengono più girati a Hollywood, proprio all’interno di una commediuola di routine nata per raggranellare qualche soldo e scomparire dopo alcuni mesi di vita sugli scaffali dei videonoleggi.

Shirley MacLaine brilla sopra il resto del cast grazie a una enorme dose di autoironia venata di cattiveria, Kevin Costner sembra essersi fossilizzato nel ruolo dell’uomo di mezza età leggermente cinico, alcolizzato e incapace di prendere la vita sul serio, la Aniston ha un repertorio di smorfie assai limitato impiantato su un corpo troppo muscoloso ed esibito mentre il bravo Mark Ruffalo sembra vergognarsi della sua parte e delle parole che deve pronunciare. Una commedia che lascia il tempo che trova e non riesce mai a graffiare oltre la superficie, a far ridere di cuore o a emozionare in qualche modo.

(02/01/06)

HOME PAGE