WUTHERING HEIGHTS di Andrea Arnold
REGIA: Andrea Arnold
SCENEGGIATURA: Olivia Hetreed
CAST: Kaya Scodelario, James Howson, Oliver Milburn, James Northcote, Nichola Burley
NAZIONALITÀ: UK
ANNO: 2011
FREAKS
Paesaggi ispidi, freddi, nebbiosi. L’austera brughiera del North Yorkshire detta leggi sulla vita dei suoi abitanti. Stabilisce quali siano i posti abitabili e quali, invece, quelli ad uso e consumo dei viaggiatori solitari o degli amanti frettolosi. Il terreno tra un dirupo e l’altro, infatti, è il campo di battaglia in cui due anime innamorate vivono le passioni più sfrenate e, guardando le stelle, si sussurrano parole dolci e smielate. Non un ambiente malinconico e incontaminato alla Friedrich, dunque, ma un territorio selvaggio in cui la fauna barbarica si avventa contro i propri simili e li ferisce a morte.
Pioggia, fango, sudore e sangue sono gli elementi naturali che simboleggiano ogni piccolo, tenero, gesto di un amore proibito e disperato, rifiutato da una società bigotta e conformista. Due giovani adolescenti che scoprono le passioni prima ancora di conoscere l’amore. Rimproveri furiosi, frustate violente, cicatrici profonde non leniscono il dolore per un amore negato, per un’esistenza spezzata, per una vita imposta dall’esterno. Una contadinella di bell’aspetto che si innamora perdutamente di un mulatto introverso e scontroso. Un affronto sociale, uno scherzo della natura, un abominio che va estirpato. Come una strega durante il dominio dell’Inquisizione, Heathcliff il ribelle, il solitario, il clandestino viene messo alla gogna e trattato come un freak. Uno straniero in terra straniera condannato senza un processo, odiato senza motivo, respinto senza possibilità di appello.
Andrea Arnold, autrice di Fish Tank, si allontana dalla letterarietà di Cime tempestose ma ne cattura l’anima eversiva e le passioni irruenti. Fedele quanto basta alla violenza della vicenda, priva Catherine di quell’eleganza incontaminata che la ritraeva originariamente e trasforma Heathcliff da “zingaro dalla pelle scura, negli abiti e nelle maniere di un gentiluomo”, a un esile clandestino di colore, indisciplinato e cocciuto. La regista realizza riprese lunghe e statiche per mostrare un panorama che si rivela il testimone inerme, l’unico, di una vicenda brutale che avviene sempre, inesorabilmente, fuori campo. Simile ai Dardenne nello stile ma a Loach nello spirito, la Arnold si fa attenta voyeur della storia e scende personalmente in campo con una camera a mano disposta a rincorrere i suoi protagonisti per le impervie pianure di Wuthering Heights fino alla prigione dorata di Thrushcross Grange. Seppur stanca e affaticata, la Arnold gli rimane sempre vicino e li conforta nel momento del bisogno, quasi carezzandoli con primi piani esasperati. Il dolore che permea ogni fotogramma finisce per fuoriuscirne, divenendo, quasi, palpabile.
Sorta di Romeo e Giulietta, Heathcliff e Catherine consumano il loro amore di nascosto, si lasciano, si rincorrono e, quando si ritrovano, è sempre troppo tardi. Incapaci di confessarsi i propri sentimenti, gli amanti manifestano il loro amore attraverso sguardi fugaci, sospiri sospesi, baci rabbiosi (e, spesso, rubati). La verità di un gemellaggio naturale e, pressoché, indissolubile diventa metafora di un’unione necessaria alla sopravvivenza stessa dei suoi membri. Emily Brontë definiva il loro legame come “l’unione tra le rocce eterne e gli alberi della brughiera, una fonte di piacere poco visibile ma necessaria”, senza la quale, dunque, c’è solo la morte o la dannazione. Privato nel profondo della sua stessa anima e costretto a vagare in eterno sulla terra, la loro, Heathcliff sfoga tutta la propria rabbia e la propria violenza continuando, ossessivamente, a rivangare un passato che lo ferisce ma che, volente o nolente, gli conferma di essere ancora, dannatamente, vivo.