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CINEMA. FESTA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI ROMA
13/21
OTTOBRE 2006
FESTA
SI, FESTIVAL NON ANCORA – A cura di Luca Lombardini
Anno
zero sarebbe dovuto essere ed anno zero è stato per il primo Roma film fest
della storia. Accolta con entusiasmo non proprio unanime (vedi polemiche sulla
concorrenza economicamente sleale nei confronti di Venezia), la manifestazione,
fortissimamente voluta dal sindaco più cinefilo d’Italia, ha chiuso i
battenti sabato 21 ottobre, portandosi dietro dubbi e parimenti certezze.
Scopo
principale e per nulla nascosto, era quello di restituire alla vecchia
“Hollywood sul Tevere” la storica centralità cinematografica che
sembrava oramai persa da anni: obiettivo questo, che è stato centrato in pieno.
Per oltre una settimana infatti, la capitale si è trasformata in una rossa
passerella ultra fotografata, con alcune delle star più celebri dei nostri
tempi (Sean Connery, Nicole Kidman, Martin Scorsese, Leonardo Di Caprio,
Richard Gere, Harrison Ford) impegnate a barcamenarsi tra flash, proiezioni e
più o meno retoriche dichiarazioni d’amore nei confronti della città
eterna. Il clima gioioso ed euforicamente pubblico poi, è stato trasportato con
successo all’interno de Il villaggio del cinema, cuore pulsante
dell’intero evento, letteralmente preso d’assalto da scolaresche,
famiglie e passanti, capaci di congestionare e contemporaneamente rallegrare il
via vai degli addetti ai lavori durante tutte le ore del giorno.
Inoltre, la decisione di sorteggiare una giuria popolare presieduta da Ettore
Scola, avente il compito di eleggere il miglior film in concorso, ha
palesato fin dal principio la volontà di concedere potere decisionale a chi,
una volta finita la musica e spente le luci, avrebbe dovuto rappresentare il
campione del pubblico vero, quello in grado di decretare la più o meno longeva
durata nelle sale dei prodotti presentati.
Detto
ciò, a lasciare un po’ perplessi è stata la forma festivaliera che non
sempre ha convinto e in più di qualche caso ha fatto registrare mugugni di
sottofondo. Del programma non proprio ricco di grandi registi si sapeva
(Scorsese,Tornatore, Tsukamoto e….), nonostante questo però, il livello
medio alto delle pellicole (Comencini a parte difficilmente si sono visti
brutti film), ha finito giorno dopo giorno per accontentare più o meno tutti.
Meno comprensibili invece, restano alcuni “autogol” organizzativi,
uno su tutti l’assenza più che ingiustificata della delegazione di The
Prestige , probabilmente il miglior film visto in questa sette giorni che, a
causa di tale “distrazione”, è passato quasi inosservato. Qualcuno
infatti, prima o poi dovrà pur spiegarci perché, almeno uno tra Nolan, Bale,
David Bowie, Michael Caine e Scarlett Johansson, non sia arrivato a Roma per
sostenere e rappresentare quello che probabilmente sarà una delle pellicole più
importanti della stagione in corso.
Resta
comunque la sensazione positiva attorno ad una manifestazione che è riuscita
nell’impresa di raccogliere intorno a se una cosa come cinquemila
accreditati, un’iniziativa che, spinta dagli appoggi privati che Venezia
non ha, pare destinata a guerreggiare con il Lido non appena il suo periodo di
rodaggio sia terminato. Geograficamente infatti, Roma appare molto più comoda e
raggiungibile, ma allo stesso tempo, non possiede ancora la forza intellettuale
e la magia atmosferica della sua rivale, e per rivaleggiare ad armi pari con la
sua concorrente dovrà acquistare uno spessore più internazionale il prima
possibile. Le premesse però ci sono tutte, basta lavorarci su e smussare un
po’ gli angoli.
Come si
dice in questi casi: arrivederci all’anno prossimo.
RIFLESSIONI DECODOFICATE DI UN
ESTERNO – A cura di Pierre
Hombrebueno
Il
sottoscritto, a Roma, non c’era. Purtroppo, per il semplice motivo che è
ancora mezzo terrorizzato-shoccato-frantumato-vissuto-morto-sepolto dalla
Mostra del Cinema di Venezia conclusasi a inizio Settembre. Indirettamente da
ciò, nasce subito un primo, forse il maggiore dei problemi che questa Festa del
Cinema di Roma mi (ci) porge: E’ seriamente troppo troppo vicino a Venezia.
C’è chi dice per pura volontà e logica distributiva, anche se il dubbio
diventa forte quando sfogliando il calendario stagionale, è facile notare
quanto anche in Dicembre, per esempio, escano tantissimi film di grande
richiamo critico e pubblico. Dunque, perché non spostare più in là questa
Festa, per evitare inutili concorrenze interne (che non può che danneggiare
entrambi i lati), per dare a questa manifestazione una totale indipendenza
organizzativa (Dicembre è esattamente 3 mesi dopo Venezia e 2 mesi prima di
Berlino, ed esattamente nel punto focale delle uscite Americane pre- Golden
Globe et Oscar) e un maggior respiro agl’addetti ai lavori, soprattutto a
chi come noi campa in modo totalmente indipendente e auto-finanziato.
Come conferma anche il nostro inviato Luca
Lombardini però, affermiamo anche tutta l’approvazione e la felicità
per questa creatura di Veltroni, in
quanto è riuscito perfettamente nel suo intento di riportare il pubblico nelle
sale cinematografiche: non solo per gli Hollywoodiani che tutti, cinefili e
non, conoscono (come lo Scorsese di The Departed o The Hoax di Hallstrom),
ma anche per quegl’autori che ancora necessitano di essere abbracciati
dalla grande massa, nomi come Shinya
Tsukamoto o Patrick Tam (nomi da
Festival più che da Festa, appunto).
Anzi, di più, addirittura delle hostess regalavano al pubblico biglietti omaggi
per assistere alle proiezioni dove la sala non era particolarmente piena. Tutto
ciò non è meravigliosamente e cazzutamente bello? Cazzo se è bello. Questa
Festa del Cinema di Roma sarà anche un bebè alla prima edizione, ma già ha
saputo bacchettare ed insegnare a quella vecchia Mostra di Venezia una lezione
importantissima: la considerazione e l’educazione del pubblico. Perché il
buon Cinema, anche se a tutti gli effetti lo è, non dovrebbe però essere
oggetto elitario per pochi fortunati, quei pochi addetti ai lavori già
consapevoli del mondo in cui sono entrati o in cui stanno entrando. Il buon
Cinema merita di poter essere apprezzato, insegnato, e promosso a tutti. E
questo dovrebbe essere l’impegno morale di qualsiasi manifestazione
cinematografica, Festival o Festa che sia: promuovere il Cinema, commerciale o
d’autore non importa (purchè abbia qualità riflessive), a più persone
possibili. Questa cosa non è proprio concretizzabile per il bigottismo
Veneziano, non solo perché il posto è pressoché isolato e isolante (e lì
risiede anche il suo fascino), ma anche e soprattutto per il prezzo delle
proiezioni pubbliche (che possono arrivare a 75, e dico, 75 euro!!), e del
proprio mantenimento (cibo, alloggio, e quant’altro) nel piccolo angolo
paradisiaco dell’inviolabile lido.
In questo versante, la Festa di Roma ha risposto in grande, trasformando in
pieno la capitale in una grande e meravigliosa cinecittà: proiezioni (a prezzi
accessibili) non solo in un luogo circoscritto, ma per tutto il centro romano e
coinvolgendo anche diverse sale di provincia. E in più: convegni, incontri con
studenti, manifestazioni parallele, concerti, raves. Di nuovo: non è cazzutamente
fico tutto ciò? Cazzo se lo è.
Roma pienamente promosso, dunque. E noi italiani dovremmo godere come porci:
siamo forse l’unica nazione in tutto il mondo che vanta di ben 2 (e più)
Manifestazioni importantissime in ambito cinematografico. Il Cinema, non solo
sta risorgendo, ma addirittura è pronto ad urlare e a sbranare.
RIEPILOGO
VISIONI(REPORT)CRITICHE DI ROMA 06’:
- A CASA NOSTRA di
FRANCESCA COMENCINI
- AFTER THIS OUR EXILE di PATRICK TAM
- NIGHTMARE DETECTIVE di SHINYA TSUKAMOTO
- PLAYING THE VICTIM di KIRILL SEREBRENNIKOV
- PRESTIGE (THE) di
CHRISTOPHER NOLAN
- SCONOSCIUTA (LA)
di GIUSEPPE TORNATORE
- THIS IS ENGLAND
di SHANE MEADOWS
(23/10/06)